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07/12/2012 13:03:33 - XVII secoli dall'editto di Costantino - (Andrea Lanzoni) |
Sicuramente é stato un editto che ha avuto, e continua ad avere, degli effetti nella Storia europea. Mi pare fatta molto bene la sintesi riportata sia da Corriere.it: http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/12_dicembre_6/scola-ambrogio-liberta-religiosa-2113043319893.shtml che da Avvenire.it: http://www.avvenire.it/Chiesa/Pagine/libertareligiosaScola.aspx Voglio evitare un banale bigino storico, concentrandomi solo sulle parole espresse dai due nostri contemporanei, rappresentanti della religione e della società: Scola e Pisapia. Scola ha, a mio avviso fatto una buona esposizione sapendo sintetizzare i concetti importanti nei limiti del tempo disponibile per il suo discorso. Su due cose però mi sento però di dissentire: il principio "cuiu regio eius et religio" Scola lo legge come il via alla tolleranza religiosa. E' un'interpretazione molto di parte e poco corrispondente a come la Storia veramente si é mossa. Più che alla tolleraza religiosa, con tale principio si é dato il via alla lottizzazione religiosa di degli Stati. La seconda cosa che mi é piaciuta poco nel discorso di Scola é quella genericità politically correct: parla dello Stato aconfessionale, dello Stato laico, della società secolarizzata. E' un modo generico di esprimersi che può andare bene in politica ma non in una predica in una chiesa: in ambito pastorale e non politico (che é l'ambito di un vescovo) esistono invece le persone aconfessionali, le persone laiche, le persone secolarizzate. Mi é invece piaciuto molto il concetto (lo sento per la prima volta), espresso da Pisapia, di: "EQUIVICINANZA". Lo trovo un forte superamento dei sorpassati e sterili termini usati finora quali "equidistanza" e "tolleranza". |
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