FORUM: Varie

13/01/2013 10:27:24 - Intanto in Portogallo...(lungo, ma drammaticamente reale) - (Daniele Borriero)

> Così si è deciso di allungare l'età del pensionamento a limiti che non sempre sono ragionevoli. A 73 anni uno ha tutti i diritti di sentirsi stanco, o di ammalarsi


Esattamente.
Ma non solo.
Prendiamo il classico esempio della macchina per chiarire la cosa.
L'uomo è come un'automobile, se vogliamo.
Da nuova è efficiente, sicura, moderna e affidabile.
Quando raggiunge i dieci anni d'età, ogni autovettura fa storia a sé.
Ci sono i veicoli che sono stati rottamati per usura, quelli che circolano ma sono poco affidabili per scarsa manutenzione, e qualcuno che è ancora in buone condizioni perché è stato usata poco.
Se un automobilista utilizza per lavoro il proprio veicolo, generalmente lo cambia dopo 4/5 anni per godere del periodo di maggiore affidabilità e non affrontare i rischi - e i costi - di un veicolo che invecchia.
Così è per l'uomo. Fino a 55 anni si può stimare "mediamente" il periodo di vita di maggior produttività per l'azienda.
Dopo, spesso non progressivamente, vi è un calo inevitabile della produttività e un aumento dei costi conseguenti e dei rischi per l'azienda.
Malattie e usura sono inevitabili per l'uomo, come la morte, del resto.
La riforma delle pensioni ha di fatto obbligato le aziende a tenersi in casa "autoveicoli di dieci e oltre anni d'età", con i conseguenti aumenti del rischio di avarie e la minore sicurezza in marcia.
E queste aziende si dovranno confrontare globalmente con imprese straniere "giovani" e più efficienti.
Quale sarà la conseguenza?
Già oggi gli italiani lavorano più ore dei tedeschi, ma con minore produttività.
Una generazione di anziani nelle imprese non potrà che far calare la produttività delle stesse e renderle meno competitive sui mercati.
Inoltre, credo che la reazione da parte dei lavoratori all'obbligo di lavorare sino a vecchiaia inoltrata, sarà quella di "fare, quando possibile, meno chilometri", per evitare l'usura precoce.
Quindi, questa riforma delle pensioni, errore di calcolo o precisa volontà?

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