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22/01/2013 10:22:56 - Privatizzazione lenta? - (Daniele Borriero) |
Ipotizziamo che il taglio delle imposte venga finanziato attraverso la limitazione all'accesso ai servizi ai redditi più elevati, come prospettato dall'articolo (da qualche parte i soldi vanno presi, no?) E' giusto? No, perché si tratta di servizi pubblici generali che dovrebbero essere disponibili per tutta la popolazione, ma andiamo oltre. Faccio un esempio. Ipotizziamo che si decida di porre una tassa di 500 euro per la frequenza della scuola dell'obbligo ai figli di famiglie con reddito superiore a 100.000 euro lordi l'anno. Chi dispone di tale reddito valuterà la convenienza della scuola privata e deciderà di conseguenza, ma lo stato non può permettersi che non vi siano famiglie che pagano la retta, perché altrimenti non avrebbe copertura per il taglio delle imposte. Quindi abbassa il parametro per l'accesso, da 100.000 a 70.000. Anche qui trova molte persone che si orientano verso la scuola privata e si verifica anche un altro fenomeno, ovvero un calo delle iscrizioni nelle scuole pubbliche, che rende inutili determinati istituti. Lo stato capitalizza, vendendo gli edifici in esubero, acquistati da privati che creano scuole che forniscono servizi a tariffe competitive con le tasse decise dallo stato. Ovviamente cala ancora il gettito per lo stato, che si trova ora a chiedere una retta di 600 euro per le famiglie con reddito di 40.000 euro lorde l'anno per rientrare. Gradualmente, le famiglie medie si troveranno a pagare per la scuola dell'obbligo, ma non è questo l'unico problema. Le poche scuole pubbliche residue gratuite ovviamente saranno dei ghetti per i figli delle famiglie meno abbienti, mentre il resto del "mercato scolastico" sarà suddiviso in base alle possibilità di reddito. Come si può vedere, non è così facile pensare a un taglio delle imposte che non comporti rischi nel lungo termine sul piano sociale. |
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