FORUM: Varie

05/04/2013 09:18:44 - Giorgio Napolitano, cosa fare se fossi io... - (Luca Isabella)
Ciao Sergio,

Sono perfettamente d'accordo con te: i cambiamenti veri derivano da un cambiamento culturale. essi richiedono tempo e volontà, lo dice la stessa parola "cultura", dal latino "colere", ovvero "coltivare". Una caratteristica della coltivazione è il tempo e la costanza, nonchè la capacità di capire e aspettare le diverse stagioni.

Dirò di più: i veri cambiamenti si hanno quando cambiano i valori. Ciò è applicabile alle persone, come alle organizzazioni umane. Un'organizzazione, una nazione, è coesa quando c'è una comunione di valori, tra cui quelli importantissimi della responsabilità individuale e della collettività.

Se già un cambiamento culturale è un processo lungo e complesso, il cambiamento e l'allineamento valoriale lo è ancora di più. Un individuo forma i suoi valori fino alla giovinezza e poi è molto probabile che rimangano gli stessi per tutta la vita. Li forma attraverso soprattutto l'educazione dei genitori, ma anche attraverso la realtà circostante, la scuola, etc. Qui si crea un loop da cui è difficile uscire, perchè i genitori e la società tendono a inculcare i valori dominanti, non altri valori.

Infatti, in via generale, un cambiamento valoriale in un adulto si più avere solo in seguito ad eventi eccezionalmente positivi (raro) o a eventi traumatici (più comune). Lo stesso vale per le aziende, ad esempio, e ancor di più per gli interi popoli. Si chiama "adattamento" ed è la vera discriminante tra le civiltà che proseguono nei millenni e quelle che si estinguono. Se il cambiamento nel mondo è più veloce della capacità di adattamento - e allineamento valoriale che modifica cultura, competenze, comportamenti e ambiente - la civiltà soccombe.

Questa credo che sia la fase che stiamo attraversando. Il mondo è cambiato e cambia alla velocità della luce, ed è richiesta una grande capacità di adattamento e coesione, nonchè un forte cambiamento nei valori e conseguente allineamento individuale. Non c'è tempo per aspettare, serve una rottura. Le proposte di rottura tuttavia non mostrano prospettive valoriali, per cui si basano soprattutto sui valori dominanti dell'individualismo egoista e dell'affidarsi a un "duce" che si prenda il carico della nostra responsabilità.

Forse, in questo periodo storico, le civiltà con una cultura più "cacciatrice" e quindi comunitaria hanno più possibilità di prosperare rispetto a quelle con una cultura più "agricola" e latifondista, come la nostra. Chi lo sa?

Speriamo in bene.

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