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18/04/2013 15:39:42 - Figli dello stesso padre di Romana Petri - ed. Longanesi - (Ornella Carrera)
Vi propongo una bella bella recensione di quesot libro che spero vi inviti alla sua lettura!

La recensione, pubblicata sul sito lagrantetestata.com, è di Andreina Swich.
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La matematica e la famiglia

Può capitare che ci voglia mezza vita per raccapezzarsi e capire la propria famiglia. Se poi ti è successo che un padre affascinante, disordinato sentimentalmente, immaturo e donnaiolo ti ha piazzato un fratellino quando avevi solo nove anni e la mamma del fratellino non è la tua, allora sei arrabbiato sul serio. Questo è quello che è toccato in sorte a Germano, il maggiore dei due “Figli dello stesso padre”, nell’ultimo romanzo di Romana Petri, meritatamente in lizza per il Premio Strega 2013.

Ormai Germano ha cinquant’anni e non si è mai fatto una famiglia, continua a vivere nella casa della sua infanzia, è un pittore affermato e adora sua madre Edda, felicemente risposata. Ma è molto arrabbiato, da sempre, perché è stato difficile inseguire il padre Giovanni, capire quanto ti abbia tradito e quanto ti abbia amato, e quanto lo abbia amato tu. Difficile capire anche perché tua madre ti inciti ad accettarlo questo fratello fastidiosamente adorante e perché lei non li odii questi intrusi di Emilio e sua madre Costanza, ma anzi ne diventi complice, amica, confidente. Eppure lui sa quanto lei abbia sofferto.

Emilio del resto è altrettanto arrabbiato: figlio fortemente voluto da una mamma non più giovane, la vittima di un amore esaurito. Anche Emilio ha rincorso l’amore di Giovanni, in una competizione impari con Germano, che ai suoi occhi sospetterà sempre essere il preferito del padre. E in più la fatica di amare un fratello che non ti vuole e che è il tuo opposto: metodico studioso preciso ed esile Emilio, spumeggiante creativo ribelle e fisicamente imponente Germano. In mezzo c’è lui, Giovanni, il grande e piccolo padre, il cui amore elargito maldestramente viene preteso, elemosinato, rifiutato, contestato e goduto fino in fondo. Come quei rari momenti magici in tre, loro due figli e lui il comandante, magari a vedere il film preferito per l’ennesima volta, a fare i giochi di parole e a ridere fino alle lacrime.

Oggi Emilio è sereno, è un matematico e vive in America con moglie e figli, ma non esita ad accettare l’inaspettato invito di Germano all’inaugurazione della sua mostra a Roma, dal titolo evocativo Rigor Mortis. Non se la perde questa occasione per chiudere tutto quel che era in sospeso dal funerale del padre anni prima, anzi da tutta una vita.

Noi lettori si viene travolti da questa storia scandita da un ritmo serrato, da dialoghi incalzanti e realistici. Siamo nel mezzo di una girandola e seguendo gli eventi e i passaggi temporali, ritroviamo realtà conosciute, quelle di famiglie divise e ricostituite. Ma non tutti sanno raccontarle con la veridicità e l’essenzialità di Romana Petri, capace di uscire dai cliché per dar vita a personaggi profondamente veri. Il lettore inevitabilmente solidarizza con i fratelli, si intenerisce per le madri, ama e odia il padre puerile ma affascinante, detesta le inutili amanti giovani, ride della nonna tirchia, e dei parenti di contorno, come certi parenti sanno essere. A saldare tutto questo il collante dell’umorismo e dell’ironia, che ridimensiona anche i momenti malinconici e dolorosi.
Soprattutto si capisce profondamente che ogni vita familiare è comune, ma anche unica e irripetibile e che a volte si arriva a capirne tardi il valore. A quel punto, commossi, forse si è in pace.

Ornella Carrera

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