FORUM: San Donato |
27/04/2013 22:26:14 - Bagarre in consiglio sui 9 milioni di avanzo - (Andrea Lanzoni) |
> la situazione economica ACS non sarebbe potuta comunque essere sanata Serenella, ancora grazie per le risposte particolareggiate che ci fornisci. Giustamente, per non cadere nello sloganismo, le risposte in questi casi devono essere particolareggiate. I miei due post avevano però un'altra ottica. Provo a spiegarmi meglio. Io non ho mai sostenuto che l'ACS poteva essere sanata, anzi concordo che la liquidazione fosse l'unica alternativa rimasta. Oggigiorno quando sento parlare di liquidazione di una società mi viene spontaneo un sorriso forzato: nel 99,9% dei casi la cosiddetta 'liquidazione' è solo un modo di diluire un ineluttabile processo verso il fallimento. Il caso ACS è invece quello 0,01% in cui l'azienda, che dispone di asset immobiliari e farmacie, può veramente essere liquidata in bonis. Durante il processo di liquidazione se, come é stato fatto, si sfila dall'ACS il Parco e gli altri servizi (anche ragionando indipendentemente dall'ossequio alla spending review) i creditori non hanno nulla da obiettare, anzi: un creditore che vede il debitore che sfila un 'sifone di denaro' come il parco non può che rallegrarsi perchè gli hai alleggerito il rischio e reso meno incerto il recupero del credito. I passi intrapresi dal commercialista-liquidatore che (concedimi) non brilla di celerità gestionale sono stati quelli di gestire il passaggio dei servizi al Comune, pensando di fare una municipalizzata solo dopo, al momento sine die..... Parallelamente il Sindaco si é speso in tutti i modi per dire alla cittadinanza che le farmacie saranno salvaguardate e che confluiranno, con i dipendenti, in una newco speciale. Benissimo e d'accordissimo. C'è solo un piccolo particolare che non è stato spiegato: i creditori hanno GIA' dato il loro assenso ad escludere le farmacie dal piano di rientro del debito? Questa era la prima cosa da fare e, salvo accordi delle ultime settimane, a tutto Marzo non mi risulta che tale assenso fosse stato nè perseguito, men che meno ottenuto, dal liquidatore. Gestire il 'congelamento' delle farmacie rispetto alle legittime esigenze di tutela del ceto creditorio non era un lavoro che avrebbe cozzato con il resto della liquidazione con i suoi passi di legge da intraprendere. Non solo: lasciare le farmacie senza timone perchè si pensa solo a fare tutti i passi burocratici per bene e poi vediamo di fare anche i passi burocratici per una azienda speciale non dà giovamento alcuno alle casse comunali e lascia "la salvaguardia dei posti di lavoro" parole a vuoto: i posti di lavoro non si salvano in Consiglio Comunale, si salvano utilizzando le persone esistenti allocandole a funzioni di centro di di ricavo. Così si instaura il circolo virtuoso che fa sì che le farmacie tornino redditive e il personale non viva più il limbo in cui sta vivendo adesso. Lo so che tu sei genuina e sincera nella solidarietà che provi verso il personale di ACS, il problema é che il liquidatore-commercialista gestisce la cosa in modo opposto. Eppure la situazione è ancora risolvibile e tutt'altro che compromessa. Basterebbe che si cauteli il ceto creditorio e si permetta di rilanciare i ricavi delle farmacie che sono in continua caduta (e non si può richiamare la crisi come alibi). "Cautelare i creditori" mentre gli sfilo un asset redditizio? E' apparentemente contradditorio, probabilmente impensabile per il commercialista-liquidatore di ACS. Eppure non c'è niente di furbesco nè di 'piratesco': farmacie che AL PIU' PRESTO tornino redditizie sono la miglior GARANZIA della bontà e della capienza del processo di liquidazione! Basta che chi fa il liquidatore faccia il liquidatore e chi deve rilanciare il business sia messo nelle condizioni di poterlo fare e (per il bene della città) senza ulteriori indugi. Sono due incarichi diversi e non conflittuali se gestiti civilmente. Finora si é invece seguito la strada di dare due incarichi, conflittuali fra loro, ad un singolo commercialista...... e i risultati si vedono già. |
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