FORUM: Varie

02/05/2013 20:12:21 - Rigore e crescita - (Luigi Verdicchio)
Era chiaro che stava finendo così. Ormai tutti stanno dicendo ora che un aumento delle tasse non può risolvere da solo una crisi economica.
Qui ci sarebbe voluto un colpo d'ala, un intervento di ridistibuzione delle risorse per aiutare i settori produttivi a riprendersi, anche a costo di nuove tasse. Ma tutto questo non si è visto. Ecco perchè il mio giudizio è negativo. Le tasse non bastano.


Dobbiamo tornare ancora sugli aspetti peculiari della crisi che riguarda l'Italia.
Essa non è iniziata con Monti, ma si trascinava già da anni. Tu riconosci giustamente che le principali decisioni del Governo Monti sono state nient'altro che l'attuazione degli impegni assunti dal governo Berlusconi. Impegni conseguenti alla procedura per deficit eccessivo avviata dall'Europa contro l'Italia nel 2009. Procedura che sembra si chiuda entro questo mese.

Tranquillizzo Luca, non mi qualifico un economista:-) Provo a dire qualcosa da lettore di giornali.

Cosa significa questa procedura che potrebbe chiudersi da qui a pochi giorni?
Significa che l'Europa di fatto ha imposto drastiche e immediate azioni per mettere sotto controllo la spesa. Da qui riforma delle pensioni e nuove tasse.
Questa è la ragione principale, a mio avviso, per cui Berlusconi non se la sentì di continuare e lasciò il compito a Monti. Il quale non avrebbe voluto che il suo governo fosse composto solo da tecnici, infatti, invitò PD e PDL a collaborare con propri esponenti nella squadra di governo. Entrambi rifiutarono quell'invito. Perché secondo te questo comportamento?
Non credi che già sapessero quali ripercussioni sulla nostra economia avrebbero causato le misure volute dall'Europa e cioè, come dici tu, "calo dei consumi, chiusura delle aziende e conseguente aumento di disoccupazione?"
I nostri statisti pensavano già al dopo Monti e quindi alle elezioni.

Tutti sappiamo caro Giorgio che le tasse non bastano, come pure che non sarebbe stato possibile avere "la botte piena e la moglie ubriaca" e cioè che contemporaneamente alle misure straordinarie di rigore si sarebbe potuto mettere in campo risorse per la crescita. Unico sicuro beneficio che si è visto è stato l'abbassamento degli interessi che paghiamo sul debito e una maggiore credibilità tra i partner europei.

Il passato governo per la crescita ha cercato di fare riforme a costo zero, i cui effetti non sono immediati, come le regole sul lavoro, le liberalizzazioni, la riduzione della burocrazia, ecc. dirette ad incentivare il lavoro e aiutare in qualche modo le imprese.
Riforme in gran parte sperimentali e contrastate da destra e sinistra, a secondo dei settori che si andavano a toccare. Altre non hanno avuto il tempo per essere approvate dal parlamento, anche per il voltafaccia (elettorale) del PDL che staccò la spina tre mesi prima delle elezioni.

Propongo un altro quesito per cercare di modificare l'approccio all'argomento che abbiamo trattato più volte.

Perché ora Letta spera di poter aprire qualche breccia con l'Europa sulle misure per la crescita? Semplicemente perché, grazie a quelle riforme, proposte dal Governo Monti e votate dalla grande maggioranza del parlamento, la procedura di deficit eccessivo sta per essere chiusa ed esistono le, condizioni per poter applicare con maggiore flessibilità le regole sul bilancio Ue.
Letta ha, infatti, potuto dire in diretta TV, in presenza della Merkel, che l'Italia ha fatto i compiti a casa ed è ora in regola per farsi ascoltare, come già aveva fatto Mario Monti nella seconda metà del proprio mandato.

Solo su questa base sarà quindi possibile chiedere all'Europa nella riunione di Giugno di aprire con maggiore efficacia alla crescita delle economie, in particolare la creazione di nuovi posti di lavoro, specie per i giovani. L'Italia chiede inoltre che le spese per investimenti non siano calcolate nel deficit di bilancio.

Guai però a pensare che si possa risolvere il grande problema del lavoro solo attraverso la strada degli investimenti.
Le risorse saranno sempre insufficienti e occorre perciò continuare con le riforme coraggiose che non guardino in faccia a nessuno. Ma qui il mio ottimismo traballa un po' perché i partiti potrebbero non mostrare quel coraggio necessario e ricadere nella logica della protezione della propria base elettorale.

Infine la riforma della Costituzione che presuppone grande senso della responsabilità e uno slancio di amore per la patria (o se preferisci il paese) che da decenni sembra inesistente.

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