FORUM: San Donato

08/03/2012 18:00:47 - L'ennesima piazza e l'ennesimo fallimento annunciato (lungo) - (Simona Rullo)
Quando pensiamo a una piazza, come italiani e sandonatesi, ci viene sicuramente in mente la tipica piazza medievale o rinascimentale, centro pulsante della vita sociale e religiosa di una città. Un luogo dove si percepisce ancora l’odore dei secoli passati, delle genti che l’hanno attraversata, vissuta, dei commerci e delle grida proclamate, delle chiacchiere. Tutti immaginiamo uno spazio con pietre antiche, circondate da edifici chiave per la vita dei cittadini, chiesa o cattedrale, municipio, teatro, magari antichi portici con negozietti caratteristici, anziani col cappello seduti ai tavoli a sorseggiare il bianchino mentre giocano a carte, donne affaccendate con le provviste nella borsa, bambini che giocano e si rincorrono. Insomma, abbiamo nella mente quel meraviglioso cliché architettonico che tanto ha funzionato nel passato italiano ed europeo. Mirabili esempi sono la piazza di Vigevano, quella di Lodi e, più modestamente, quella di Melegnano.

Però, oggi, non è più tempo di piazze.

Perché?

Semplice, i fatti a SDM hanno dimostrato che per fare di uno spiazzo una piazza servono due caratteristiche ben precise:

1. essere il centro da cui si è sviluppata la città, quindi trovarsi tra edifici di importanza e riferimento per i cittadini;
2. essere luogo eletto per cittadini che hanno voglia di incontrarsi.

Il contrario non funziona.

Non basta fare uno spiazzo per avere una piazza e per affollarla di gente. Se non ci sono le funzioni fondamentali per una città tutte intorno, non si crea quella centralità che ne fa una piazza e non uno spiazzo. Radiamo al suolo san donato e la ricostruiamo? Staniamo la gente dalle case e la obblighiamo a rivolgersi la parola?

L’esigenza di una piazza a San donato è emersa fortemente venti anni fa, quando l’AC diede mandato all’Istituto di Ricerca Sociale di sentire le aspettative di cittadini per la progettazione urbanistica del pratone. In quella occasione molti cittadini espressero la necessità di avere un luogo centrale a SDM, dove incontrarsi, parlare, fare acquisti, sorseggiare una bevanda.

Da quegli anni, molte cose sono cambiate. Piazza della Pieve e Piazza Bobbio sono comparse nell’urbanistica di questa citta. Eppure abbiamo ancora la sensazione di essere senza una piazza e alcuni cittadini chiedono un’altra piazza. Siamo cambiati anche noi. Non abbiamo più tempo libero. Quando lo abbiamo, molti di noi preferiscono allontanarsi per i we. Se le tasche non ce lo permettono, ci rintaniamo in casa, quasi in colpa per non essere in montagna o al mare.

Qualcuno dirà: facciamo i negozi! Tristemente, ormai il tempo del negozio di vicinato in questo paese è finito. Chiudono le attività di commercio al dettaglio e aprono banche, agenzia immobiliari e interinali. Anzi, oramai falliscono anche le agenzie immobiliari. Crediamo che questi esercizi intorno a una piazza creino calore, frequentazione e quanto altro necessario a una piazza? Io penso di no.

Nella nostra città abbiamo diversi esempi che testimoniano che non basta uno spiazzo a fera una piazza:
- Piazza Santa Barbara, popolata poco solo prima e dopo le funzioni religiose e durante il mercato;
- Piazza dalla Chiesa, vivace rispetto agli standard sandonatesi ma non certo viva;
- via Jannozzi, che doveva essere la via commerciale di san donato ed è stata un emerito fallimento perché i sandonatesi preferiscono andare a Milano a fare acquisti;
- Piazza della Pieve che, per la verità, un po’ di quel gusto di piazza antica ce la ha grazie all’antica pieve su cui si affaccia. Tuttavia, ha tutto il lato ovest verso la tangenziale, non c’è nemmeno un bar ed è troppo assolata; è frequentata solo quando vi si svolgono iniziative precise;
- Piazza Bobbio, che trovo architettonicamente bella, ma che non ha le caratteristiche che elencavo sopra. Al di là del supermercato e della libreria, non c’è alcuna attività che attira persone che non debbano fare la spesa (peraltro di fretta e con la macchina nel parcheggio interrato) o che non debbano comprare un libro (tristemente poche). Domenica è tristemente vuota e se l’esselunga chiuderà diventerà vuota durante l’intera settimana.

Ecco perché dobbiamo smettere di riprodurre il tentativo, necessariamente fallimentare, di dare a SDM un centro tradizionale inteso come una piazza. Nessun tentativo andrà a buon fine, perché le condizioni per la riuscita non sono replicabili rispetto al passato.
Invece, sarebbe meglio non devastare altro territorio e lasciare la maggior superficie possibile nel pratone a verde, in modo da offrire un luogo di incontro alternativo in città.

Ciò che vale la pena davvero fare è ripensare al sistema delle piazze della città che già abbiamo, in modo da renderle più accoglienti, più fresche in estate e di metterle a sistema perché i cittadini possano percepirle come luoghi non avulsi l’uno dall’altro.
L’area di Piazza della Pieve, con l’antica chiesa, il vecchio comune, quella di piazza delle Arti e della chiesa nuova, su cui si affaccia l’antica cascina Roma, sono il reale centro antico della città (mi vengono i brividi quando penso alle case medievali abbattute per fare le residenze) e da qui bisognerebbe partire per migliorare gli spazi pubblici. Questi luoghi dovrebbero essere oggetto di un progetto urbanistico che le ripensi e che le interconnetta con via della Libertà, in modo da non sembrare luoghi fisicamente separati, ma un tutt’uno. Facilmente, mediante una buona progettazione dei percorsi, si potrà creare un dialogo con le vicinissime piazza Tevere (da rivedere), piazza Bobbio e con il parco del pratone, da cui, continuando verso sud est, si può raggiungere piazza dalla Chiesa e il parco del laghetto.

Per queste motivazioni penso che il futuro sindaco farà un ennesimo buco nell’acqua con grave dispendio economico per i cittadini e perdita di verse se si accanirà con la realizzazione di un’ennesima piazza sul pratone.

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