FORUM: San Donato

24/04/2012 20:12:55 - La buona politica è dire SI al confronto pubblico con gli altri candidati: - (Enrico Coviello)
Buonasera,
ovviamente mi riferivo a chi non ha ancora risposto

Colgo l' occasione per augurare a tutti buon 25 aprile con le parole del comandante diella 88a brigata partigiana Casotti, Luchino Dal Verme ( "Comandante Maino"), con cui combatterono in Oltrepo numerosi giovani del nostro territorio , che ho avuto l' onore di conoscere a Pavia

"( … ) Ebbi la responsabilità di comando di una formazione Garibaldi che operò
in Oltrepo pavese e il primo argomento di cui debbo e voglio parlare sono gli uomini
con i quali ho condiviso rischi e responsabilità in uno spirito di solidarietà
e reciproca fiducia che è certamente il ricordo più vero e più importante che mi sia rimasto.
Operai, impiegati, contadini, giornalisti, medici, tanti medici.
Ci fu una percentuale che scelse le formazioni contro le disposizioni delle autorità, solo perché
poteva sembrare più facile scegliere la via della montagna?
Si, ho conosciuto anche questo, ma non dimentichiamo che sfidavano un bando:
non dimentichiamo che per la repubblica di Salò, da quel momento, diventavano banditi.
Vedete che volutamente vi parlo dei meno preparati, dei meno eroici.
Vorrei pregarvi di pensare al nostro stato d’animo tutte le volte che un uomo si presentava da
noi. Sa quello che fa? Possiamo fidarci di lui?Dobbiamo credergli?
Abbiamo fatto anche errori di valutazione e li abbiamo pagati cari.
Quando dico noi, intendo il comandante e il commissario.
Nel mio caso il commissario era un comunista. Io non lo ero e non lo sono.
Ebbene, sappiate che mai, fra me e lui, ci fu contrasto di idee.
Dubbi, perplessità, si: tremende.
È vero che il minimo comune denominatore era splendido, era la libertà.
Io per la sua di comunista, lui per la mia di cattolico. ( … )"

"Nei giorni immediatamente successivi alla Liberazione, ci toccò ancora il compito
di trattare la resa di formazioni militari tedesche asserragliate in Milano e nelle immediate
vicinanze, ma ormai erano dei vinti e non mi piace parlarne.
Vorrei solo potervi comunicare la profonda emozione provata quando il comandante
di una divisione tedesca, che aveva partecipato al rastrellamento dell’inverno,
in mia presenza ordinò a trenta suoi ufficiali di deporre le armi.
Il tonfo di trenta postole sul tavolo di un loro comando non potrò mai dimenticarlo,
perché disarmò anche me.
È su questo pensiero di disarmo che voglio chiudere queste pagine di guerra,
perchè forse è l’unico modo per onorare chi per essa è caduto".





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