FORUM: Varie |
11/08/2012 10:56:37 - "FEDE" nella Scienza? - (Luca Isabella) |
>La religione non c'entra niente con qualsiasi cosa l'uomo inventi per migliorarsi la vita. Io non credo che sia del tutto vero, ma per semplificare possiamo darlo per vero. In ogni caso, io parlavo di metodo scientifico, non di religione. >Spesso in modo 'mediatico' si dice che (per es.) l'iPAD non fa la felicità e subito si attaccano paragoni religiosi o trascendenti. Non ho mai letto niente del genere. Comunque, senza scomodare la religione, è ormai consolidato nella psicologia moderna che possedere un oggetto desiderato crea un piacere effimero. Tuttavia, la tecnologia comunicativa ha un impatto ancora tutto da capire sui processi cognitivi. >La tua affermazione é corretta ma é più frequente sentire la campana 'contigua': non credo nella religione perchè mi "si impone di aver fede", *credo* invece nella scienza perché mi porta risultati che sono dimostrati. Può essere. Per quanto mi riguarda, il tema centrale è appunto l'imposizione. Penso che ognuno debba essere libero di credere o meno. L'importante è che il suo credo - di qualunque natura esso sia - non leda i principi inalienabili di libertà degli individui. >Questa seconda frase é quella che ha laicamente più preso piede. Può essere, ma francamente la considero un'opinione come tutte le altre. Se dovesse prendere ulteriore piede, sarebbe una "prova antropologica" della sua funzionalità, per usare una tua definizione. >Su questa frase l'articolo del Corriere é, per quanto essenziale, illuminante: fa capire che credere nella scienza é come credere che il sistema di governo di una piccoletta isola indipendente del Pacifico sia il sistema democratico da adottare negli altri Stati del mondo. Non penso che il problema sia in cosa credi, ma nell'intenzione di imporre questo credo agli altri. Io personalmente credo nella Scienza per quello che è il suo dominio e nello stesso tempo ho massimo rispetto per tutti gli altri credi, dei più stravaganti. >Veniamo invece alla frase che tu riporti e cioè non credere nella scienza ma credere nel *metodo scientifico*. >Qui bisogna intendersi in cosa vogliamo credere, dato che i fondamenti del metodo scientifico o sono postulati (alla faccia delle tavole di Mosé) che si accettano tout court come base, oppure sono delle teorie, spesso affascinanti, ma che mancano di ciò che il metodo scientifico richiederebbe: la dimostrazione. Certo, è proprio la critica mossa da Feyerabend. Sono spesso postulati. >Mi viene difficile vedere come dopo secoli di scienza si é arrivati a teorizzare (teorizzare non dimostrare) e affascinarsi del fatto che l'universo sia nato con un big bang quando migliaia e migliaia di anni fa profeti dissero a uomini analfabeti, che nemmeno si ponevano il problema se la Terra fosse tonda, piatta o con dei confini, che la Terra aveva avuto un inizio che prima c'erano solo tenebre, che tutto nacque improvvisamente con luce (l'esplosione del big bang?), che la Terra nacque solo in seguito, che all'inizio era arida e che Dio fece piovere perché comparissero i vegetali, che le prime forme di vita animale erano nei mari e che l'uomo compare solo alla fine. Ognuno ci arriva dal suo verso, è quello anche il bello. >Però é curioso come fosse descritto nella sostanza ciò che per secoli la scienza non ha saputo nemmeno concepire e che oggi, con gli strumenti moderni, non facciamo che pian piano dare basi scientifiche alla ..... Genesi! Ex-post è facile trovare analogie in tutti i cosiddetti "testi sacri". Anche i Veda sono pieni di intuizioni che sembrano fare il paio con le scoperte scientifiche. Tuttavia, se c'è tolleranza, credo che le due visioni possano e debbano tranquillamente convivere. La Scienza si occupa del mondo fisico per quanto lo possiamo conoscere, la religione di tutto il resto che non possiamo (ancora e forse mai) conoscere. |
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