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30/08/2012 00:12:03 - mani pulite e la regia anglo americana - (Lucas Bregonzio)
Copio da un sito di news
"Destano scalpore e reazioni le parole di Reginald Bartolomew alla Stampa. Dichiarazioni postume visto che l'ex ambasciatore Usa in Italia (dal 1993 al 1997) è morto domenica scorso. Ma prima di andarsene ha voluto raccontare le sue verità sulla stagione di Mani Pulite che ha vissuto da osservatore sul campo.
"Un pool di magistrati di Milano che nell’intento di combattere la corruzione politica dilagante era andato ben oltre, violando sistematicamente i diritti di difesa degli imputati in maniera inaccettabile in una democrazia come l’Italia", ha spiegato. "La classe politica si stava sgretolando ponendo rischi per la stabilità di un alleato strategico nel bel mezzo del Mediterraneo".
A suo dire, nel consolato a Milano qualcosa "non quadrava". L’ex ambasciatore "rivendica il merito di aver rimesso sui binari della politica il rapporto fra Washington e l’Italia". Bartholomew racconta che pose fine a quello strano legame diretto che si era creato tra il Consolato e il pool di Mani pulite - tollerato dal suo predecessere Peter Secchia - e riportò la gestione dei rapporti a Roma, all'ambasciata.
Bartholomew racconta anche di un incontro organizzato a Roma tra il giudice della Corte Suprema Anthony Scalia e alcuni magistrati italiani, in cui "nessuno obiettò quando Scalia disse che il comportamento di Mani Pulite con la detenzione preventiva violava i diritti basilari degli imputati» andando contro i principi cardine del diritto anglosassone"
Ricorda l’incontro con i leader della Dc:"Molto triste, sembrava quasi un funerale, era la conferma che bisognava guardare avanti”. Poi quello con Massimo D’Alema: "Mi chiamo al telefono, gli dissi di vernimi a trovare e lui, dopo una certa sorpresa, accettò; quando lo vidi gli dissi con franchezza che il Muro di Berlino era crollato, quanto avevano fatto e pensato i comunisti in passato non mi interessava, mentre ciò che contava era la futura direzione di marcia”.
Su Romano Prodi, premier nel 1996, svela che “se la prese” con lo stesso Bartholomew per il mancato incontro con Bill Clinton. Per ristabilire i buoni raporti l’ambasciatore finse di essere capitato a Bologna, nel ristorante preferito di Prodi, dove si incontrarono e poterono chiarirsi.Conobbe anche Gianfranco Fini. Bartholomew racconta del rapporto con Fini e D’Alema: “Con entrambi l’approccio fu lo stesso, guardando avanti e non indietro, anche se devo ammettere che nei salotti romani il mio dialogo con Fini piaceva assai meno di quello con D’Alema”.
E siamo a Silvio Berlusconi, incontrato mentre preparava la sua discesa nella politica: “La prima volta che ci vedemmo lo aspettavo da solo, ma si presentò assieme a Gianni Letta, voleva il mio imprimatur per la sua entrata in politica e gli risposti che toccava a lui decidere se essere ‘King’ o ‘Kingmaker’. Ma lui diede l’impressione di non sapere cosa significasse ‘Kingmaker’ e dopo essersi consultato con Letta mi rispose ‘Kingmaker? Nooooo’”.
L'ex ambasciatore ricorda poi l’avviso di garanzia a Berlusconi: “Si trattò di un’offesa al presidente degli Stati Uniti Clinton, perché era al vertice e il pool di Mani Pulite aveva deciso di sfruttarlo per aumentare l’impatto della sua iniziativa giudiziaria contro Berlusconi”.

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