FORUM: San Donato

19/09/2012 17:07:43 - Perché dobbiamo difendere i diritti dei poveri (e non solo) - (Daniele Borriero)
Tempo fa una mia parente fu colpita da un tumore. Presso un noto ospedale per la cura di simili patologie, anzi, il "più noto", non le venne data alcuna speranza di vita.
In pratica, si rifiutarono di curarla (abbassava la media?).
In cura presso un altro istituto, ora è viva e mamma.
Qual è il dovere di un ospedale?
Curare i meno malati o tutti?
Qual è il compito di uno Stato?
Occuparsi solo di chi ha reddito o di tutti?
Si è parlato in queste pagine di rom, di povertà, di immigrazione, dimenticandoci però di una cosa importante: stiamo parlando di persone, in qualsiasi caso, e di diritti delle stesse, che dovrebbero essere nostro patrimonio in quanto cittadini di uno stato moderno. E' un dibattito molto vivo, presente anche nelle elezioni USA, dopo le dichiarazioni di Romney “C’è un 47 per cento di americani che votano Obama, che sono con lui a prescindere, che dipendono totalmente dal governo, pensano di essere vittime; pensano che il governo abbia la responsabilità di dare loro il diritto alla sanità, al cibo, alla casa. Sono persone che non pagano le tasse sulle entrate. Il mio compito non può essere quello di preoccuparmi di loro, non li convincerò mai di assumersi le loro responsabilità personali e di prendersi cura di loro stessi“.
Probabilmente in una nave che affonda e che non ha abbastanza scialuppe per tutte, quelli di seconda classe stanno buttando a mare quelli di terza.
Noi ora lo stiamo facendo con i "clandestini", ovvero quelli nascosti nella stiva.
Se facciamo passare il concetto che il valore di una vita può essere assimilato al reddito di cui una persona può disporre, non ci sarà alcuna pietà, al momento opportuno, neppure con quelli di terza o di seconda classe.
Se l'uomo, la sua dignità, i suoi diritti per me sono un valore assoluto, il reddito è un parametro relativo.
Oggi possiamo essere in seconda classe, domani in terza, e forse un giorno anche clandestini: noi forse potremo credere di essere rimasti sempre la stessa persona, ma siamo sicuri che gli altri la pensino come noi?
Una pensione che si conseguirà (forse) a 70 anni... quanti di noi potranno lavorare sino a quella età? Quanti rimarranno in salute? Quali sacrifici dovremo fare per sopravvivere, se non ci andrà più che bene?
Difendere i più deboli e discriminati oggi significa difendere noi stessi, oggi o un domani, significa far comprendere a tutti che si è uomini, persone, anche con una pensione sociale o senza un lavoro a 60 anni, o su una sedia a rotelle, o malati, o stranieri, o vecchi.
Persone a qualsiasi condizione, prima di tutto.
Significa chiedere a gran forza a chi gestisce questa nave che le scialuppe vanno predisposte per tutti, prima, seconda, terza classe, e clandestini.
Significa far comprendere che siamo tutti su questa barca e tutti dobbiamo sopravvivere in caso di naufragio.
Poi ci sarà chi nel frattempo si godrà la traversata nella jacuzzi e chi sdraiato su una branda.
Ma nessuno deve morire perché non ha avuto abbastanza soldi per un biglietto di prima classe.

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