FORUM: San Donato

20/10/2012 22:45:46 - È il momento della serietà - (Sergio Solimena)
Luigi,
le tue risposte mi danno l'occasione di affrontare alcuni temi estremamente importanti sui quali abbiamo opinioni diverse, e che però sono esenziali per intraprendere un cammino di sviluppo e di crescita reale, non effimera.

Prima però ti ringrazio per il giudizio positivo che dai su di me, che ovviamente ricambio volentieri costituendo la ragione principale per cui mi piace risponderti. Come spesso ho detto il valore del confronto, quale metodo, vale molto di più dei soli risultati.

Iniziamo quindi il dibattito.

Tu dici: "I diritti sono una gran bella cosa, ma la maggioranza di essi richiedono soldi e ricchezza del paese, che in vece si trova nella ca..a, anche in conseguenza di un passato in cui molti di quei "diritti" sono stati distribuiti a piene mani. Quelle decisioni da irresponsabili costano ancora moltissimo alla nostra economia."

Ti rispondo, essendo in pieno disaccordo, e osservando che se questo tuo ragionamento fosse da prendere per guida allora la liberazione dalla schiavitù, la guerra di secessione americana, il diritto al voto dei neri, non si sarebbero mai realizzati.

E' indubbio infatti che per alcune economie la presenza degli schiavi era indispensabile.
Attenzione, non sto dando un giudizio morale. Dico che per gli stati appartenenti agli "Stati confederati d'America", siamo nel 1861-1865 e quindi non tanto tempo fa, la schiavitù non era una cattiveria, però anche, ma una necessità per mantenere un sistema economico di tipo agricolo e sottosviluppato, lontano dall'industrializzazione moderna.
La soppressione della schiavitù ha rappresentato la fine di una economia redditizia e la sua sostituzione con un'altra più efficiente, quella industriale dove allo schiavo è stato sostituito il lavoro del salariato.

La soppressione della schiavitù ha rappresentato quindi la fine di un sistema economico e l'inizio di un altro che ha comportato sicuramente dei miglioramenti anche sul piano sociale e dei diritti.
L'aumento dei diritti non è da considerarsi un costo, ma un opportunità per rivedere alcuni meccanismi economici sbagliati e arretrati che non sono più in grado di produrre sviluppo, ma anzi lo deprimono.

La guerra di secessione, quale evento storico in cui la crescita dei diritti e delle libertà ha consentito un progresso per l’umanità, non è poi l'unico esempio storico.

A me piace ricordare che la Democrazia nacque in Grecia.
" Il nostro sistema politico non si propone di imitare le leggi di altri popoli: noi non copiamo nessuno, piuttosto siamo noi a costituire un modello per gli altri. Si chiama democrazia, poiché nell’amministrare si qualifica non rispetto ai pochi, ma alla maggioranza. »
(Pericle, discorso riportato in Tucidide, II, 37, 1)"
Siamo nel V secolo avanti Cristo. La democrazia si sostituì alla tirannide è consentì un miglioramento economico e sociale. Senza Democrazia non si sarebbe sviluppato il pensiero Occidentale, quello scientifico, che poneva finalmente alla base della determinazione della Verità la dimostrazione, e non l’autorità. La Dimostrazione, ricordiamo Socrate, prevedono il metodo della discussione e della condivisione delle regole.

Dunque l’aumento dei diritti, l’uguaglianza delle leggi, ha sempre costituito un miglioramento.
- E’ infatti la condizione indispensabile per l’allargamento della partecipazione.
- E’ infatti la condizione indispensabile per la ripartizione responsabile e condivisa delle condizioni di crisi e pure, ovviamente, dei miglioramenti conseguenti a nuovi sviluppi positivi.

- E’ la condizione necessaria per non far crollare la cultura del mondo Occidentale, dal di dentro, a causa delle tensioni centrifughe e distruttive sempre più evidenti: l’indifferenza, il nichilismo, la perdita di valori e del senso di appartenenza, la negazione del valore del dibattito e del confronto, la svalutazione del significato di maggioranza e minoranza, con conseguente discredito della seconda, sono le cause della rinascita di movimenti nazi-fascisti : in Grecia, Norvegia… Sono la fine della nostra cultura, di noi stessi. Ben più cha la fine del nostro sistema di mercato.

Luigi,
i diritti non sono un lusso, sono invece una necessità che richiede una nuova visione del mondo.
Su questo punto è bene meditare a fondo, anche se mi rendo conto non sia facile e si dovrà viaggiare con prudenza. Dialogando.

La crisi di oggi affonda le sue radici nell’allontanamento da una visione economica del reale. Si basa infatti su creazione di ricchezza dal nulla, dallo spostamento di capitali ingenti, i Fondi ad esempio, decisi da computer impostati per scambiare azioni a velocità impossibili per un uomo. I crolli ed i recuperi improvvisi sono spesso creati da simulazioni su PC che eseguono le stesse analisi contemporaneamente. Il Valore si realizza istantaneamente e subito dopo cambia senza corrispondenza ad una misurazione della realtà, creando instabilità. Questi modelli hanno portato alla rovina di migliaia di aziende, all’aumento della disoccupazione e alla concentrazione di enormi ricchezze in mano di pochi. E tutto senza alcun controllo democratico, senza alcuna consapevolezza.
Il paradosso è che le vittime stanno aumentando anche tra coloro che potevano considerarsi dei privilegiati, dei ricchi fino a poco tempo fa, e che fino a quel momento erano dei sostenitori di questo modello di sviluppo.

La Democrazia, i diritti pongono dei vincoli a questo sistema che sta producendo crisi e sofferenze continue.
Il tentativo di creare la globalizzazione dei prodotti e l’espansione dei mercati senza aumentare l’unità e l’unificazione politica e partecipativa dei popoli coinvolti in questi processi, esclusivamente finanziari, ha portato all’ingovernabilità e alla formazione di debiti sovrani e di crediti inesigibili tra paesi confinanti. Si stanno così ricreando, giorno dopo giorno, condizioni di rivolta che coinvolgono intere popolazioni.Uno scenario apocalittico e incredibile, se solo torniamo a qualche hanno fa. Ricordiamoci cosa si diceva dopo la caduta del muro. Ricordiamoci delle promesse di crescita, di libertà, di ricchezza che questo modello economico era in grado di distribuire a tutti. Ed invece oggi pure molti dei fedelissimi che hanno contribuito allo sviluppo di questo modello, che sono stati tra i più fedeli e responsabili, si trovano a casa senza lavoro, senza prospettive e con una famiglia da mantenere!

E’ dunque necessario fermarsi. E’ necessario considerare che i diritti sono di tutti oppure non lo sono per nessuno. La società è un bene indivisibile. La Democrazia appartiene a tutti.
Queste necessità sono la diretta conseguenza della globalizzazione, di un mondo ormai comunicante alla velocità della luce. Siamo in un mondo diverso da quello di pochi decenni fa. Prima ce ne renderemo conto e meglio sarà per tutti.

Ciao, sergio

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