> >Infatti. > >Come vedi, non vi è nulla di libero in questo mercato. Lo Stato entra a gamba tesa e lo manipola. >
La libertà di mercato è una scusa, da sempre. Chi governa ha come priorità gli interessi di una minima parte dei cittadini. Il livellamento verso il basso - una vera lotta di classe, parrebbe - avviene per tutte le categorie. Avviene per te, per noi, per i commercianti, per i titolari di piccole imprese. Ho conosciuto muratori da 3 euro all'ora. Ora abbiamo negozianti - stranieri, generalmente, sono i più disponibili ad accettare condizioni più difficili - che si fanno il mazzo per lavorare ma comunque abbassando il guadagno che era proprio dei piccoli commercianti. Grafici, disegnatori, liberi professionisti sono pagati sempre meno. Il rischio d'impresa non viene più calcolato. L'attacco, se vogliamo chiamarlo così, è nei confronti del residuo ex ceto medio e proletariato, di qualunque categoria professionale. Abbiamo di fronte a noi una situazione grave dalla quale credo sia difficile uscire: uno stato che fornisce servizi sempre più scadenti e disponibile ad alienare i beni pubblici residui, un aumento della tassazione per pagare gli interessi sul debito, una disoccupazione crescente, un livello insostenibile di costi per le piccole/medie imprese, una contrazione pluriennale del mercato interno, una classe politica che prosegue imperterrita sulla sua strada indifferente a questi problemi. Qualcuno mi spieghi come facciamo a risollevarci. E' tutto collegato: la contrazione del mercato interno ha ridotto il mercato pubblicitario, che ha messo in ginocchio l'editoria, che oppressa dai debiti ha licenziato persone, lasciando il posto a prodotti più scadenti che non incontrano il gusto del pubblico... Alla fine di tutta questa catena ci rimette l'edicolante come il grafico, il padroncino che fa le consegne per la distribuzione e tutti quelli collegati... |