<Però sarebbe più bello che ognuno di noi alzasse le "chiappette" (per usare un termine della Broglia) e andasse personalmente a parlare con lui (ieri sera è rimasto a disposizione per un bel po' dopo la conferenza) o, meglio ancora, partecipasse alle Agorà. Perchè mi sembra un po' troppo comodo, scusami, starsene seduti dietro un PC pronti a giudicare. Non lo dico ovviamente per Gianfranco Coribello, che ieri sera era, come sempre, presente all'appello. Altri, mi sembra che manchino sempre e poi critichino e basta cliccando sulla tastiera.> Cara Luciana, sono rimasta un po’ esterrefatta dal modo in cui nel tuo post mostri di concepire la partecipazione: per quanto riguarda il legame che fai tra partecipazione e diritto di critica o di esprimere opinioni, posso dire che lo trovo improprio e profondamente sbagliato. Per quanto riguarda le difficoltà delle persone a partecipare, mi pare di cogliere che c'è da parte tua un cambiamento di 180 gradi rispetto a quello che sostenevi fino a ieri: cambiare idea è legittimo in qualunque momento ma mi sento di dire sommessamente che chi lo fa dovrebbe poi stare attento non diventare eccessivo nei confronti degli altri Dico questo perchè, come ricorderai anche tu, in altri forum su recsando tu affermavi – sintetizzo - che pur impegnata in un comitato, ritenevi che la nascita dei comitati dimostrava il fallimento della politica e che volentieri i cittadini sarebbero rimasti a casa se la politica avesse funzionato; io invece sostenevo e sostengo tuttora che la partecipazione dei cittadini (in qualunque forma e in qualunque soggetto associato) è importante sempre e in ogni caso in quanto è il sale della democrazia e in quanto la democrazia come delega produce mostri. Tu rispondevi che io non consideravo il fatto che le persone hanno grandi difficoltà a partecipare per problemi di tempo, famiglia, lavoro, ecc, ecc, io rispondevo che comprendevo perfettamente tutto ciò ma che sarebbe stato meglio se un maggior numero di persone nella loro vita avesse cercato di ritagliarsi qualche “scampolo” anche piccolo di partecipazione, nelle forme più opportune e intervallando anche periodi di impegno a periodi di pausa. Oggi “rimproveri” quelli che non sono presenti e lo fai tra l’altro rivolgendoti a chi cerca comunque di interessarsi della vita pubblica in altri modi e se questi ti dicono che ricorrono ad altre forme anche e soprattutto per i motivi da te stessa prima sostenuti, si sentono dire che anche voi lavorate, siete impegnati anche dal mattino presto e perciò anche gli altri dovrebbero darsi una mossa partecipando agli eventi, consigli comunali, ecc). Ripeto, cambiare opinione è legittimo ma oggi tu mi sembra troppo drastica ed esigente su tutto. Come sai, sono una convinta sostenitrice e "praticante" della partecipazione (e so anche che essa, soprattutto oggi, si esprime in tante e variegate forme che si integrano e fanno sinergia fra di loro), pratico soprattutto quella vis a vis ma non disdegno le altre, non posso però assolutamente condividere il modo “aristocratico” e ristretto con cui mostri di considerare la partecipazione. Non so se tu oggi la consideri indispensabile sempre (cioè anche in caso di “buoni” governanti) però sembra che per te la facoltà di critica o di opinione sia diventata una prerogativa di chi partecipa. Pur occupandomi di politica attiva da oltre 30 anni, pur partecipando ai consigli comunali (come fanno anche Danilo, Pino, Renato,Mariangela, ecc) ,pur avendo tutte le carte in regole (in base al criterio del tuo post) non mi sognerei mai di pensare una cosa simile. Ritengo la partecipazione cosa utile e necessaria per tentare di cambiare in meglio le cose ma la facoltà di critica o di esprimere proprie opinioni non può certo essere legata a questo!! Se così fosse milioni di persone in Italia dovrebbero astenersi dall’esprimere qualunque giudizio su come vanno le cose, sui politici e sulla politica o su quel che fanno sindacati, centri sociali, comitati, associazioni, ecc). La cosa mi sembra un “filino” bizzarra e integralista. Oltretutto le tue considerazioni facevano riferimento a post che ricordavano come un candidato sindaco - venendo meno ad un suo precedente impegno - snobbava di intervenire su recsando, cioè su uno storico e fondamentale luogo di confronto di San Donato che senza dubbio non riduce ma allarga le forme di partecipazione Detto questo, ogni candidato sindaco è ovviamente liberissimo di mantenere o no un impegno tipo quello di intervenire su recsando, così come esponenti politici sono liberi o no di informare e dialogare o meno su recsando (chi in questi anni l’ha fatto – di qualunque parte politica - penso abbia dato un utile contributo all’informazione e al confronto), allo stesso modo ritengo che chi interviene su recando è libero di dire la sua su questo argomento, come su altri ,senza che gli debbano essere richiesti esami del sangue sulla partecipazione o sulla “presenza” a consigli comunali. Non ti pare? Ciao Mimma
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