Al di là della discussione sulla necessità di una nuova piazza come luogo di aggregazione a San Donato, io trovo che l’edificazione di nuovi palazzi sia l’ennesimo scempio di un territorio che ormai non ha quasi nulla dell’oasi verde che lo contraddistingueva dal resto dell’hinterland milanese. Il pratone, per quanto criticabile perché poco usufruibile, dà un ampio respiro a tutti i palazzi del circondario, da via Europa bis a via Gramsci fino a via Martiri di Cefalonia. Costruirci sopra altri palazzoni (è chiaro che non saranno villette) significa cancellare l’unico vero spazio verde del centro di San Donato, relegando il verde unicamente a Metanopoli e Bolgiano. Anche costruire una piazza o edifici ad uso pubblico vuol dire comunque cementificare e cementificare significa peggiorare la qualità della vita di tutti i cittadini, compresi quelli che pagheranno i nuovi appartamenti centinaia di migliaia di euro. E a questo proposito mi auguro che qualcuno non abbia la malaugurata idea di costruire case in edilizia convenzionata, in una zona così appetibile. L’esperienza ormai insegna che in posti così ambiti come San Donato l’edilizia convenzionata non favorisce affatto i più bisognosi, ma dà adito solo a massicce speculazioni. Infine, da normale cittadina, l’impressione che ho è che tutte le parti politiche (da destra a sinistra) abbiamo favorito negli anni lo scempio del territorio a cui stiamo assistendo. Forse solo Rifondazione Comunista si pone di traverso alle iniziative immobiliari, ma una sparuta minoranza può fare ben poco. A me poco importa delle ideologie, quello che mi interessa è che il comune in cui abito e in cui le case si pagano care anche per la densità del verde, non perda le proprie peculiarità per trasformarsi in una grigia fila di palazzi di almeno 8 piani. A quel punto, per quel che costano le case, tanto vale andare a Porta Romana, si farebbe un investimento molto più sicuro.
RecSando
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08/03/2012 - 