Questa mattina alle 7.40 sono uscito di casa per recarmi al seggio numero 5 - via Europa - per consegnare la mia lettera di incarico in qualità di rappresentante di lista.
Ho scritto con molta precisione questo orario perchè svegliarsi alle 7.20 di domenica non è il massimo della vita, ma, visto che il regolamento elettorale prevede l'arrivo in anticipo all'apertura dei seggi - ore 8.00 -, ho operato una grande violenza domenicale per il rispetto degli orari.
Al mio arrivo, il presidente mi ha accolto dicendo che non poteva ammettermi. "E' sicuro? Guardi che il regolamento prevede altre istruzioni." Rapida telefonata all'ufficio elettorale - a suo dire - per una nuova conferma.
"Mi sembra molto strano, le farò sapere."
A quel punto sono andato al seggio 6 per votare e abbiamo notato che inauguravo le votazioni del seggio.
Durante la giornata ci siamo informati e ho scoperto che avevo diritto a restare, senza esitazioni.
Son tornato nel pomeriggio, per far notare l'anomalia, ma, in quel momento, il presidente mi ha fatto notare che io mi ero presentato alle 9 meno 20. So bene io a che ora mi sono svegliato questa mattina! Sono quindi tornato al seggio del mio voto e si sono ricordati della mia presenza di poco successiva alle 8.00, ma - testuali parole - "Non possiamo rilasciare nessuna dichiarazione scritta".
Mi sono perciò recato all'ufficio elettorale per ricevere la conferma dell'orario della telefonata del presidente del seggio 5, ma nessuno ricordava quella telefonata e, comunque, nessuno di loro era titolato a respingermi.
A parte la testimonianza di mia moglie che mi ha visto uscire alle 7.40, non avevo altre prove.
Dietro consiglio della responsabile dell'ufficio elettorale, ho imparato che, in caso analogo bisogna verbalizzare l'orario dell'operazione e comunque chiamare la forza dell'ordine, appositamente inviata anche per queste controversie.
Mi sembra abbastanza grave quanto è accaduto.
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