Ciao Daniele,
Purtroppo siamo su piani completamente diversi. Io ho perso il lavoro nel 2002, mi sono ripensato, ho trovato un modo diverso di vivere e dopo qualche anno ero direttore generale di un'azienda. Poi, nel 2009, ho deciso di lasciare il lavoro sarariato e di fare il libero professionista, un salto nel vuoto e avevo 43 anni. E' un cambio di paradigma, conosco miei coetanei che hanno perso il lavoro e stanno a casa tutto il giorno in pigiama a leggere annunci su internet. Invece io ho preferito pensare alle mie competenze, a cosa posso vendere, a inventare prodotti, idee, ma soprattutto a conoscere persone, a interessarmi di cose che mi potevano essere utili, a imparare a farmi un sito, a vendere, etc.
Secondo me ci sarà meno lavoro salariato e più lavoro artigianale/professionale. E si torna alle origini del lavoro: persone che sanno fare qualcosa e che si fanno pagare per farla. Tu mi domandi: e se non sanno fare niente? Bene, sono cavoli amari: se hanno voglia di imparare, possono provare a fare altro. Sennò, facciano anche un po' di mea culpa.
Come sai, vedo un futuro molto difficile. Ovvio che il Comune, con le sue scarse capacità, non può risolvere in toto un problema complesso come quello della disoccupazione, ma ciò non toglie che può fare qualcosa. E lo vedo fare negli altri comuni, e funziona.
Ti hai una visione del lavoro molto negativa. Una sorta di condanna che devi espiare per sopravvivere. Io credo che ognuno di noi deve provare a trasformare il lavoro in qualcosa che piace, ma ciò non avviene gratis: ci vuole impegno, voglia di studiare, motivazione, etc.
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