> i Rom sono un punto dolente della nostra società e nessuno sa trovare una soluzione al loro problema.
Probabilmente non "nessuno sa" ma "nessuno vuole". Il problema dei rom non è estraneo ai problemi della nostra società. Nel momento in cui un sindaco illuminato decidesse di risolvere il problema assegnando aree adeguate alle necessità e stanziando fondi pubblici, si solleverebbe il coro delle opposizioni che avrebbero vita facile sfruttando i pregiudizi (e l'invidia) della gente. " A loro le case popolari e a noi ITALIANI niente?" (ci si ricorda di essere italiani quasi sempre solo in questi casi, oltre alle partite) "Noi paghiamo le tasse, ci tagliano tutto e a loro danno i soldi" "I rom rubano e non fanno niente per meritarsi questo. Io lavoro mi faccio un c... così e non mi daranno neppure la pensione" "Anche noi siamo disoccupati e a noi nessuno pensa"
Diciamo che una larga percentuale degli italiani medi non ha un grosso senso di solidarietà verso chi percepisce come economicamente subalterno, e di conseguenza non riesce ad avere una concezione dello stato costituito da soggetti diversi, con gli stessi diritti e doveri. Se questi ultimi si piegano facilmente alle esigenze del momento, i primi diventano quando riferiti ad altri privilegi. Nel momento in cui lui, come soggetto assunto a categoria, trova inevase le proprie, anche legittime, richieste, generalmente tende a negarle anche ad altri, secondo un principio di uguaglianza abbastanza curioso, che assembla il proverbio "Mal comune mezzo gaudio" al motto medievale "Mors tua vita mea", ovvero alla speranza di migliorare se stesso piegando gli altri (speranza inevasa perché c'è sempre qualcuno al di sopra che la vede allo stesso modo e agisce di conseguenza). Gli impiegati che non solidarizzano con gli operai, i vecchi con i giovani e viceversa, etc e ovviamente, sotto tutti, l'ultima frontiera che vede tutti d'accordo, nella negazione dei diritti fondamentali, i rom. Per questo la questione è sempre aperta. Finché ci sarà un "problema rom" si continuerà a guardare il dito piuttosto che la luna, a non vedere le speculazioni edilizie che hanno scacciato i rom dagli accampamenti, a non pretendere uno stato in cui la giustizia sia la base per la convivenza e a non solidarizzare tra noi. Se non si parte da qui, da una coscienza che è in grado di capire che siamo tutti sulla stessa barca e tutti dobbiamo poter viaggiare nella stessa direzione (e non strapparci le cose l'un con l'altro), non si va da nessuna parte. Ieri c'era un incendio: pareva venisse dal campo rom di Milano (invece era in un capannone a Monza), dove di solito vanno a fuoco le baracche http://tg24.sky.it/tg24/cronaca/photogallery/2012/08/27/milano_campo_rom_incendio.html.
Si levava un alto fumo nel cielo. Il commento di una signora: "Fanno bene a bruciarli".
http://it.wikipedia.org/wiki/Porajmos
Io comincerei a preoccuparmi di quello che siamo riusciti a costruire.
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