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Su Ichino, Monti: perché non sono d'accordo con entrambi  (mes #101182)
di Sergio Solimena il 26/12/2012 00:25:00

messaggio letto 571 volte
(3 risposte)

Per iniziare l'argomento ho pensato fosse utile fare riferimento ad alcuni discorsi sviluppati su un altro post e di estrapolare da questi alcune osservazioni di Luca Isabella.
Inizio pertanto rivolgendomi a lui, per tentare di esser più chiaro. Ovviamente, però, mi rivolgo a tutti.
Spero che Luca non se ne abbia a male...

Luca tu ritieni che le proposte di Monti, ripetute nella sua conferenza stampa, e riprese in parte dagli scritti di Ichino siano chiare? Ho copiato le tue parole “preferisco l'algida e coerente razionalità di Monti” da una tua risposta (mes #101135) e mi piacerebbe capire se è alle proposte, che riporto qui sotto, tu ti riferissi (Proposte Ichino-Monti)

Proposte di Ichino ( copiate dal suo sito)
(Io le ho solo numerate per poterle più facilmente identificare)
.
La modernizzazione del mercato del lavoro italiano richiederà inoltre di intervenire per:
1) - una drastica semplificazione normativa e amministrativa in materia di lavoro. Un corpus di regole più semplice, più snello, che non sia una barriera ma una carta da giocare con chi vuole investire e creare lavoro nel Paese. Senza perdere niente in garanzie di sicurezza dei lavoratori o tutela dei diritti;
2) - il superamento del dualismo tra lavoratori sostanzialmente dipendenti protetti e non protetti;
3) - ridurre a un anno al massimo il tempo medio del passaggio da un’occupazione all’altra rendendo più fluido e sicuro il passaggio dei lavoratori dalle imprese in crisi o comunque meno produttive a quelle più produttive o comunque in fase di espansione;
4) - coniugare il massimo possibile di flessibilità delle strutture produttive con il massimo possibile di sicurezza economica e professionale dei lavoratori nel mercato del lavoro;
5) - spostare verso i luoghi di lavoro il baricentro della contrattazione collettiva, favorendo il collegamento di una parte maggiore delle retribuzioni alla produttività o alla redditività delle aziende attraverso forme di defiscalizzazione, come avvenuto nell’accordo firmato dalle parti sociali nell’ottobre scorso.

-Punto 1:Per quanto mi riguarda sono perfettamente d’accordo. In particolare se viene mantenuto l’ultimo capoverso.

-Punto 2: diversamente dal Punto1, mi sembra generico e pericoloso. Se si volesse rendere il mondo del lavoro ancora più precario, vale a dire se il superamento del dualismo andasse nella direzione del lavoro non protetto avremmo un peggioramento delle condizioni di vita. Le mie ragioni sono semplici. La principale è che l’insicurezza diminuisce la progettualità, favorisce un’opacità e un rallentamento degli scambi e in sostanza rallenta sia la partecipazione sia l’economia.

-Punto 3: Sono d’accordo anche se il concetto andrebbe espresso meglio.

-Punto 4: E’ un punto oscuro. La flessibilità è ovviamente la possibilità di licenziare. Rendere massima questa possibilità significa: licenziare senza regole.
Altre forme di flessibilità non sarebbero il massimo di flessibilità.
Invece, il massimo della sicurezza economica e professionale significa aver un salario con continuità e corrispondente al proprio ruolo. Oltre a dover essere dignitoso.
Coniugare questi due massimi è impossibile. A meno che non si crei un vasto mercato del lavoro e quindi un’offerta sufficiente a garantire che una persona licenziata trovi un altro lavoro, professionalmente equivalente a quello perso, nel giro di un mese. Ma ora siamo ben lontani, e non solo in Italia, da questo esteso mercato del lavoro. Molto più ampio ed efficiente è il mercato dei senza lavoro e dei precari. Ovviamente io sono favorevole alla costruzione del mercato del lavoro. Per farlo, però, sarebbe necessaria una politica industriale di lungo termine e la definizione dei minimi servizi che lo Stato deve fornire ai cittadini per consentire una decente qualità della vita.
Senza questa chiarezza politica il punto 4 è solo uno slogan e non l’oggetto di una discussione. C’è bisogno di piani concreti e credibili, mentre invece c’è il buio più totale. Neppure Monti ha fatto un po’ di luce. Perché? Perché creare un’offerta di lavoro è una cosa seria e occorrono competenze specifiche. Ho dei forti dubbi che Monti, che si è occupato per una vita solo di finanza, sappia anche creare lavoro. Però non metto preclusioni e spero che su questo punto Monti e Ichino spieghino meglio che cosa intendono fare e come.
Per ora non ho visto nessun serio piano d’ investimenti e di progetti, a lungo termine nei settori in cui, ad esempio, l’Italia dovrebbe crescere o migliorare: Energia, Risparmio Energetico, Telecomunicazioni, Potabilità dell’acqua, Ingegnerizzazione dei processi e miglioramento dell’efficienza burocratica, Miglioramento nell’utilizzo delle risorse e azioni per il loro mantenimento ecc. ecc.

-Punto 5: E’ il punto in cui sono maggiormente in disaccordo. Non per questioni ideologiche, ma al contrario molto pratiche. Questo punto si lega in parte al punto 2. Rendere la contrattazione più vicina al luogo del lavoro significa concretamente avere una concezione del mercato del lavoro che cambia con discontinuità da una realtà lavorativa ad un'altra. In assenza di un ampio mercato del lavoro, una soluzione di questo tipo, che rende tutto meno omogeneo, farebbe aumentare il contrasto sociale. Di ciò non se ne avvantaggerebbe nessuno, meno che mai l’economia.
E poi, rendere il proprio salario variabile con il risultato aziendale a me sembra una pazzia: chi guadagna poco sarebbe posto nella condizione di non potere più spendere un Euro, o di fare un Mutuo non avendo certezza del proprio reddito. Il discorso sarebbe diverso se il salario minimo fosse 3000 Euro al mese, ai valori di mercato attuale. In queste condizioni il mio giudizio su questa proposta sarebbe più aperto. In sostanza porsi il problema della contrattazione, in astratto, senza capire che oggi c’è una crisi del lavoro e senza porsi la domanda su come invece crearlo, promuoverlo e mantenerlo, mi sembra una questione da irresponsabili. Significa sottovalutare il fatto che siamo in una crisi di sistema economico del tutto diversa dal passato e che soluzioni vecchie non sono più sufficienti, anzi…

Introdotto così l'argomento, mi piacerebbe che su ciascuno di questi punti, ma anche altri, si potesse tentare di ragionare in concreto. Lasciamo da parte per un momento le ideologie.
Siamo infatti in una situazione talmente difficile che scontrarsi su degli slogan non serve a nessuno.

Chiudo con un Buon Natale a tutti e un augurio per un futuro 2013 migliore.
Ma bisognerà darsi da fare, tutti insieme!

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