> Innanzi tutto complimenti per la velocità con cui sei riuscito a leggerlo >ed ad inquadrare a sommi capi l'impostazione del suo lavoro.
L'ho letto molto velocemente, meriterebbe una lettura più approfondita.
>Che Ferrero, comunista, parta dalla critica marxista è del tutto normale semmai sarebbe il contrario a far notizia.
Assolutamente. L'ho solo premesso perchè credo sia importante, per chi non ha letto il libro, per meglio capire le conclusioni.
>Non si sostiene di non pagare il debito, benchè la cosa è già stata utilizzata non solo dall'Islanda, ma dall'Argentina anni fa e con la stessa Grecia dove già grandi investitori hanno - obtorto collo - dovuto rinunciare in parte ai loro crediti e non per questo è venuto giù ol mondo,
Danilo, sono paragoni poco utili, perchè sono piccoli paesi con piccoli debiti, un rapporto all'Italia. Ciò non vuol dire che l'Italia non potrebbe ristrutturare il suo debito, l'importante è che siano ben chiare le conseguenze e che ciascuno, consapevolmente, sappia a cosa va incontro. A mio avviso, per almeno 10-20 anni, sarebbero catastrofiche, sempre che se ne possa uscire.
> bensì la proposta è quello di affrontarlo analizzandone a fondo la sua natura, e una volta garantito il credito dei piccoli risparmiatori, rivedere tempi di rientro con tutti gli altri. Sarebbe come ridiscutere un mutuo, se mi permetti questo paragone un pò banale.
La cosa potrebbe avere senso. Purtroppo, secondo me, i mercati finanziari sono diventati talmente complessi, che è difficile distinguere i risparmiatori dagli investitori. Ti faccio un esempio: il più grande fondo obbligazionario del mondo è il PIMCO Total Return. Ha un NAV spaventoso e detiene obbligazioni di tutto il mondo. Dietro questo fondo ci sono grandi capitali così come piccoli risparmiatori così come fondi pensione di gente come me e te (in alcuni paesi non c'è la pensione di Stato). Altro esempio: le Banche. Secondo me, una rinegoziazione del debito toccherebbe tutto il sistema, anche la persona che vorrebbe liquidare i suoi BOT per pagarsi la badante.
>Va da sè che ognuno ha la sua visione. Io per esempio penso che questo modello di sviluppo che si basa sul profitto e sulla competizione a scapito delle persone e dell'ambiente su un pianeta con risorse finite non abbia futuro mentre la risposta a mio avviso è proprio quella iniziata da Marx dove una società solidale, che ridistribuisca le risorse a ognuno a seconda dei suoi bisogni, rispettosa delle persone e dell'ambiente sia l'unica risposta possibile per permettere a questo pianeta e ai suoi abitanti di farcela.
Messa in questi termini, penso che molti potrebbero essere d'accordo, è un'utopia straordinaria. Tuttavia, non credo che l'essere umano sia di natura una specie comunitaria. L'essere umano è gerarchico e comunitario. Infatti, spesso occorre *imporre* questa visione comunitaria, da cui i totalitarismi e - alla fine - una nuova forma di gerarchia. Quindi, ritengo corretto tenere come orizzonte l'utopia comunitaria a cui tendere, ma nello stesso tempo lasciare libertà - controllata - all'iniziativa individuale. E' il solito bilanciamento tra individuo e comunità: ambedue gli estremi portano problemi.
A questo si aggiungono le caratteristiche del popolo italiano, che è tra i più individualisti al mondo, con un senso della comunità, e dello Stato, minimo. Perchè una comunità funzioni, occorre: fiducia reciproca, capacità di confronto, impegno e senso di responsabilità. Oltre che a una forte visione comune. A me sembra che manchino completamente.
In ogni caso, rimango di queste idee:
- L'analisi di Ferrero, per quanto parziale e limitata, è corretta e condivisibile - L'utopia comunitaria è condivisibile al 100%, per quanto sia appunto un'utopia - Occorrerebbe meglio sviscerare le possibili conseguenze negative di quanto proposto, in modo che siano chiare, altrimenti non è possibile valutare - Non credo che l'Italia sia un paese culturalmente pronto ad abbracciare il modello sociale proposto.
Con questo non voglio dire che Monti sia meglio, anzi, ti dirò, da quanto il Vaticano lo ha raccomandato, mi sono venuti forti dubbi.
Buon anno!
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