Traggo questo brano dalle pagine iniziali del libro del prof. Alberto Bagnai "Il tramonto dell'euro", in quanto mi sembra di esemplare chiarezza nel descrivere in maniera semplice e comprensibile a tutti la situazione attuale. Il resto del libro è ovviamente più complesso ma credo intellegibile anche a chi è digiuno di economia: "Come un sistema fisico, così un sistema economico diventa più fragile se si introducono elementi di rigidità (...). Supponiamo che dagli Stati Uniti arrivi una raffica: la recessione globale. Cala la domanda mondiale, e quindi un paese X vede diminuire le esportazioni e si trova in deficit di partite correnti. A questo punto i casi sono due: se il cambio è flessibile si svaluterà naturalmente. Se invece il paese ha un cambio fisso, l'aggiustamento è più doloroso e soprattutto più lento. Il calo della domanda estera, infatti, non può essere contrastato da un rapido adattamento del cambio. Dato che il prezzo della valuta è fisso, l'aggiustamento incombe sui prezzi dei beni, che sono più rigidi verso il basso, per un preciso motivo: per diminuire i prezzi, occorre tagliare i costi, e in primo luogo quello del lavoro, cioè i salari. E' quella che oggi si chiama svalutazione interna (...). Avete intuito quale sia il metodo per far accettare questi tagli: reprimere diritti e garanzie dei lavoratori, in particolare aumentando la "flessibilità in uscita". Questa serve ad aumentare la disoccupazione, in modo che anche sul mercato del lavoro entri in gioco la legge della domanda e dell'offerta. Ma con il taglio dei salari cala la domanda interna, calano i redditi, e con la caduta dei prezzi, il valore reale dei debiti da rimborsare cresce. Del resto, la deflazione fa sì che il debitore guadagni di meno, ma non riduce l'importo contrattuale del debito, che quindi diventa più oneroso a mano a mano che l'aggiustamento va avanti. Questo vale anche per il governo che a causa del rallentamento dell'attività economica vede ridurre le entrate fiscali e aumentare le uscite, ed è costretto a infierire con nuove tasse per mantenere i conti in equilibrio, il che, ovviamente, non migliora la situazione dei debitori privati. Vi ricorda qualcosa? Sì, è proprio la stagdeflazione della quale parlava Roubini (2006). Stagnazione perché l'economia rallenta, deflazione perché prezzi e salari scendono. Perché succede? Semplicemente perché l'aggiustamento dei prezzi e dei salari, che dovrebbe rilanciare la competitività e far ripartire l'economia grazie alla domanda estera (esportazioni) uccide la domanda interna prima di riuscire a rilanciare quella estera. Questo è ciò cui stiamo assistendo nell'eurozona, e il legame con la rigidità del cambio dovrebbe essere abbastanza evidente. Ecco, ora lo sapete: le leggi economiche non possono essere represse impunemente. Se sopprimete la legge della domanda e dell'offerta nel mercato valutario, inseguendo il sogno della stabilità del cambio, poi dovrete lasciarla agire sul mercato del lavoro, dove si presenterà come incubo della disoccupazione, o dell'emigrazione".
Quanto ho riportato sopra è un modo per definire la situazione rendendola comprensibile. Questo, invece, un altro, per chiarirla senza spiegarla: "I giovani non devono essere troppo choosy nella scelta del posto di lavoro. Lo dico sempre ai miei studenti: è meglio prendere la prima offerta di lavoro che capita e poi, da dentro, guardarsi intorno, non si può più aspettare il posto di lavoro ideale, bisogna mettersi in gioco.(...) Poteva capitare in passato, quando il mercato del lavoro consentiva cose diverse, ma oggi i giovani italiani non sono nella condizione di essere schizzinosi, tant'è vero che oggi sono precari". (Elsa Fornero) |