Daniele, che ci sia stato un errore di fondo nella costituzione della Europa Unita non c'è dubbio. L'Europa non è MAI stata unita nella sua Storia, anzi: è stata sempre parcellizzata e in balia di guerre di potere di ogni genere. Il motivo principale è che, pur dividendo un continente, i popoli che la abitano hanno culture radicalmente diverse. Queste culture si manifestano anche in modi diversi di vedere la vita pubblica e privata e infine contesti economici non paragonabili.
Da ciò il disastro in cui ci troviamo. Eravamo potenzialmente dei perdenti (nonostante tu affermi che l'economia era sana, eravamo già in decrescita e senza brevetti nè innovazioni significative e con un tessuto micro-imprenditoriale assolutamente inadeguato ad affrontare la globalizzazione) nello scacchiere economico mondiale, ci siamo uniti ad altri più forti, abbiamo avuto una possibilità, ce la siamo giocata e ora siamo i perdenti di prima con i debiti. Questa è l'essenza della questione.
Ora, tu dici che il problema dell''Italia è cominciato con la sua evidente difficoltà di stare alle regole della comunità in cui era entrata. Questo è vero, ma è il risultato di un problema più ampio. Se cerchi in rete i grafici dei tassi di interesse dei diversi debiti sovrani mondiali dal 1995 ad oggi (ci sono sul sito dell'economist), vedi che da un certo punto in poi, con il rallentamento della crescita globale, i capitali si sono orientati verso quei paesi che sembrano avere più chance di sopravvivere economicamente a questa situazione: USA, Germania, UK, Giappone. Ho scritto apposta "sembrano" perchè è tutto da dimostrare, ma resta il fatto che sembrano. Da cui il movimento dei tassi in rialzo per Grecia, Spagna e Italia. Fino a qualche anno fa i tassi del debito pubblico greco erano pari a quelli USA.
Quindi, uscire dall'euro, con conseguente svalutazione della lira di almeno il 60% permette sicuramente un'altrettanta svalutazione del debito, ma anche degli stipendi e dei risparmi, oltre che a uno straordinario aumento delle materie prime. Subiremmo un tracollo economico e sociale senza precedenti, da rischio guerra civile e dittatura. Ammesso che, come dici tu, sia uno scenario da affrontare comunque fra 10 anni, personalmente lo preferisco tra 10 anni che domani. In 10 anni possono cambiare tante cose.
Io la penso così. Non sto ad ascoltare economisti e studiosi più di tanto, guardo ai fondamentali: l'Italia non fa figli e invecchia; non fa innovazione; non fa educazione; non riesce ad uscire dal giogo della criminalità; ha una classe politica inesistente; è piena di debiti.
In questo momento, alla mia età credo che l'unica soluzione sia tentare di raddrizzare le cose e tenere duro.
RecSando
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