Stavo riflettendo sull'etichetta di "consumatore". Il termine non mi è mai piaciuto, mi da l'idea di una cavalletta, qualcuno che appunto "consuma" risorse.
Invece, mi piace considerarmi un "cliente" di qualcuno, non associato a un branco di "consumatori".
Oggi si parla di "rilanciare i consumi" - che sembrano essere al palo. Forse se si comincia a pensare a "clienti" invece che "consumatori", qualcosina potrebbe cambiare. Ad esempio, si potrebbe riflettere sul concetto di Valore: il tuo prodotto/servizio offre un valore a chi lo acquista?
Quando ci sono le vacche grasse, le persone consumano, non si preoccupano del valore che da loro quanto hanno acquistato. Spesso si compra per gratificarsi, consapevoli che tale gratificazione funziona per un tempo molto breve, che mi costringe a ripetere l'esperienza senza fine.
Se la crisi ha ridotto questa forma nevrotica di consumo, tanto bene. Ovviamente, chi lo soddisfaceva ora si trova nei guai. Prima c'erano decine di scarpe inutili nello sgabuzzino, ora ce ne sono tre o quattro. Mi sembra sano, non pensate?
E quindi? Il lavoro?
Non credo che l'obiettivo sia rilanciare i consumi nel vecchio stile, ma creare oggetti e servizi di valore per attivare e far leva su acquisti più consapevoli. |