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Berlusconi non c'entra, questa volta. (mes #106416)
di Giorgio Soave
il 14/07/2013 09:02:58
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(1 risposta)
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Berlusconi non c'entra, questa volta. (So già che questa frase finirà anche nel titolo, nonostante quel virus dispettoso)
Vorrei parlare del caso del dissidente kazako Ablyazov e delle moglie Shalabayeva estradata con grande dispiego di forze, nonostante avesse diritto di asilo politico in Italia. Repubblica ieri ha descritto con precisione la sequenza degli eventi. Dunque l'ambasciata kazaka in Italia aveva dato incarico a una agenzia di investigazioni italiana di rintracciare la presenza del dissidente Ablyazov in Italia. L'agenzia fa le sue indagini e "scopre" che si trova a Casal Palocco. Il 28 Maggio (dunque più di un mese fa, anche se solo da pochi giorni se ne parla; la data è importante perchè in quei giorni c'era stato il cambio del direttore della polizia) l'ambasciatore kazako in Italia e il suo primo consigliere si presentano al capo della Squadra Mobile Cortese, chiedendo di arrestare Ablyazov che descrivono come un pericoloso ricercato dall'Interpol, finanziatore del terrorismo. Tutti dati falsi. Cortese però non conosce quell'uomo e non prende l'iniziativa dell'arresto senza un mandato dei giudici. Chiama la divisione interpol al Quirinale, dove gli confermano che sulla loro banca dati Oblyazov figura come oggetto di un mandato di cattura internazionale kazako per appropriazione indebita e truffa. I dati Interpol non riportano però il fatto che Oblyazov gode dello status di rifugiato politico a Londra. Nello stesso giorno l'ambasciatore kazako va al Viminale e viene ricevuto da un alto dirigente della Pubblica Sicurezza, a cui ripete lo stesso discorso e da cui ha la conferma che si procederà subito all'arresto del ricercato. Il dirigente non informa il ministro Alfano (e forse non ne aveva bisogno, visto che si trattava apparentemente di un ricercato per furto e truffa, un caso abbastanza frequente)
Nella notte fra il 28 e il 29 una trentina di poliziotti della Squadra Mobile accompagnati da agenti della Digos fanno irruzione nella villa, dove ovviamente Oblyazov non c'é; ci sono solo la moglie Shalabayeva, la figlia di 5 anni e il cognato di Oblyazov, che fa resistenza e viene malmenato. Finiscono tutti in una cella dell'ufficio Immigrazione. La Shalabayeva dice di non avere potuto parlare con un interprete e di avere mostrato un passaporto diplomatico della Repubblica Centroafricana, regolare, che viene ritenuto falso, forse perchè vi è registrata col cognoe danubile. Possiede anche un permesso di soggiorno regolare, che però non mostra, chissà perchè. L'ufficio Immigrazione contatta la Farnesina, dove neppure sanno che la Shalabayeva è la moglie di un dissidente rifugiato politico. Insomma può essere espulsa. Solo il 30 può incontrare i suoi avvocati. Ma il decreto di espulsione dell'Ufficio Immigrazione (che contiene una falsa indicazione di precedenti penali e di immigrazione clandestine) viene vistato dal prefetto di Roma. Anche il giudice di pace a cui spetta l'ultima decisione, basandosi sui documenti dell'ufficio immigrazione, dà il nullaosta. La sera del 31 la Shalabayeva viene consegnata con la figlia alle autorità kazake arrivate con un volo privato.
La Shalabayeva non ha commesso reati, né in Italia né in Kazakistan, e infatti non viene tenuta prigioniera in Kazakistan. Ha solo l'obbligo di firma, che le impedisce di fuggire all'estero. Ora è un ostaggio nelle mani del governo kazako, che dovrebbe indurre alla moderazione il dissidente Ablyazov.
In questa storia è evidente che l'arresto della Shalabayeva è avvenuto in base a procedure frettolose e poco rigorose, e magari a forti pressioni delle autorità kazake. Tanto è vero che l'ordine di espulsione è stato revocato (con i risultati che si possono prevedere, visto che il governo kazako, facendo un po' di confusione fra i dissidenti e i loro parenti, ritiene regolare l'espulsione).
Ma tutta la storia è una ennesima dimostrazione della confusione dei nostri sistemi informatici e dello scarico di responsabilità che può produrre una eccessiva frammentazione delle competenze burocratiche.
Insomma, come al solito, prevedo che non si troverà un responsabile di quell'abuso. Ci sarà chi non ne sapeva niente (come i ministri, che in altri Paesi si sarebbero dimessi), chi si appoggia alle procedure e ai sistemi informatici. Nessuno si dimetterà, nessuno verrà dimesso. E l'opinione pubblica che vorrebbe un atto di giustizia come al solito resterà delusa. Siamo in Italia.
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