Andrea, la tua proposta mi sembra punitiva sia per il datore di lavoro che per la persona da licenziare.
L'azienda non ha all'interno agenzie di collocamento. Il lavoratore potrebbe non condividere le nuove condizioni di lavoro.
Meglio sarebbe dare una buona indennità e creare condizioni di mercato libere in cui si possa trovare in tempi brevi un altro lavoro dignitoso.
Resta comunque il fatto che per chi ha un salario modesto e ha lavorato per anni in un'azienda, il suo licenziamento senza giusta causa, che poi è senza ragione, risulti drammatico sia sul piano economico che su quello umano.
Vorrei sapere perché è giusto licenziare senza giusta causa. Qual è il valore di integrarsi nella società se poi in questa le decisioni sono arbitrariare e sempre nelle mani del più forte?
Non pensi che esistano altre possibilità? Se un'azienda è in crisi si può ricorrere alla ricollocazione in altri reparti della stessa azienda, alla mobilità con rotazione, alla cassa integrazione.
Se poi si è realmente in crisi allora i licenziamenti saranno inevitabili per tutti, ma la causa sarà la crisi e non un arbitrio.
Purtroppo, per quello che sto vedendo io, in questo periodo, l'arbitrio sta colpendo tutti, anche i dirigenti, e nessuno riesce più a programmare la propria vita. Chi non è colpito va avanti e fa finta di non pensarci. E' rassegnato. Quando, e se, toccherà a lui ci penserà da quel momento. In questa condizioni cresce la voglia di isolarsi, di fare da soli e i valori sociali della solidarità e dell'appartnenza si sbriciolano.
L'uomo è stato capace di andare sulla Luna, di commuoversi per un cagnolino abbandonato, ma non sa organizzare il lavoro e non tiene in alcun conto la dignità della persona.
Lo so che ci sono difficoltà in questa situazione di crisi e allora affrontiamole con razionalità.
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