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Vende droga, catturato (mes #105633)
di Daniele Borriero
il 28/05/2013 15:08:45
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messaggio letto 1046
volte
(1 risposta)
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in risposta a Luca Isabella
(mes. #105630)
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> >>Da quando a dirigere il settore ci sono gli amministrativi mentre i creativi sono scomparsi dalla scena. > >Mah... lavoro con qualche grossa azienda editoriale e non mi sembra siano proprio gli amminitrativi a dirigere... certo, ogni giornale deve tener a posto i conti, se vuole campare e quindi il baricentro si sposta molto sulla pubblicità, sulla vendita degli spazi. Tuttavia, a quanto vedo, la crisi è dovuta a due macro-fattori: 1. Le persone hanno già tantissimo da leggere gratuitamente in rete; 2. La crisi ha ridotto moltissimo gli introiti pubblicitari. > >Ancora non è chiaro al 100% il ROI che si può avere online, ma in ogni caso per ora gli introiti sono di gran lunga minori di quelli a cui si era abituati con la carta stampata. > >Comunque, al solito, non credo che la soluzione sia quella di livellarsi in basso, bensì quella di aumentare la qualità e l'utilità per il lettore. > >
Massimo FIni si riferiva a un declino del giornalismo milanese già in atto negli anni 70, che ora è al culmine del processo di impoverimento di tutta la stampa (e dei media tradizionali, aggiungerei) iniziato in quegli anni. Lavoro nell'editoria da 22 anni e ti posso dire che i cambiamenti sono stati importanti, e il web non è il principale artefice di tutto questo, al limite è il capro espiatorio. I grandi editori hanno rivolto i loro interessi altrove. L'informatizzazione ha poi permesso di fare a meno di alcuni processi lavorativi, dalla composizione alla correzione della bozze, di delegare ai collaboratori gran parte del lavoro che prima veniva svolto in più settori, di lavorare sulla quantità più che sulla qualità, filosofia che è diventata la struttura portante dei piccoli/medi editori. I dipendenti e collaboratori lavorano allo stesso modo, compensi ridotti, precarietà diffusa, necessità di lavorare anche qui sulla quantità, ovvero di accettare di fare tutti i lavori da farsi in qualsiasi modo. In più ci sono le necessità degli inserzionisti, che determinano le linee editoriali, coinvolgendo anche parte della rivista con i "redazionali". Si aggiunga a questo panorama l'aumento del prezzo della carta, la riduzione dei margini per gli edicolanti (che sono meno incentivati a esporre prodotti editoriali di limitata diffusione), e la nascita di canali di vendita come Amazon che per gli alti costi di stoccaggio e vendita a carico degli editori sembrano privilegiare i grandi editori piuttosto che i piccoli (il problema si porrà quando le librerie fisiche chiuderanno a causa delle concorrenza della vendita on line). L'editoria quindi oggi sforna prodotti di bassa qualità e questo determina una spirale senza fine, in cui il web, gratuito, sembra prevalere su un prodotto editoriale sempre meno concorrenziale. A casa ho un'ampia collezione di riviste dagli anni 50 in avanti. Se fai il confronto con quelle attuali ti assale una profonda tristezza: quelli erano prodotti ricchi, professionali, in cui si vedeva la passione emergere da chi le realizzava. Come questa sigla TV del 68. Chi ne realizza così, oggi? http://www.youtube.com/watch?v=CD0TelsP0O8
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