> >Daniele, ti stimo e ti apprezzo, ma generalmente le persone come te le evito.
La maggior parte delle persone frequenta gente in cui si riconosce e si specchia, cercando conferme alle proprie scelte e alle proprie idee ed evita quelli che sembrano troppo diversi. Io sono cresciuto per anni in un quartiere popolare, non mi vergogno di ribadirlo. Ho avuto per vicini anche immigrati, vecchi soli, mafiosi, spacciatori, assassini, tossicodipendenti o semplicemente pazzi, o poveri. Via di Vittorio, che tanti denigrano, è Beverly Hills. :-) Due case bruciate, e due ammazzati (di cui uno evirato) "buttati" sulle scale dove abitavo. Ho frequentato in gioventù i miei coetanei che abitavano dietro il duomo, figli di professionisti, giornalisti, ho conosciuto i "ricchi" e da ragazzo sono andato a feste in case da girare la testa. Frequentavo i centri sociali come gli oratori. Limitarsi nei rapporti umani lo ritengo sempre una cattiva scelta, anche se forse con gli anni sto cominciando a diventare un po' misantropo, mi annoiano le persone che vedono solo il loro mondo e sono la maggioranza. Quelli che dicono in via di Vittorio ci sono i delinquenti come quelli che vedono i ricchi dall'altra parte della via Emilia. La realtà è solo una questione di punti di vista. Il problema è che sono tanti. Da ragazzo mio padre lavorava in una multinazionale USA, quelle che facevano i meeting alle Hawaii e roba così. Io me ne ricordo uno a cui andai anch'io, in Brasile. All'epoca il "pensiero" era tutto positivista. Erano gli anni 80, andava bene, si cresceva e un po' di benessere veniva anche da noi. Prendi la vita nelle tue mani, sii l'artefice del tuo successo e cose così. Io le ho assorbite, ho letto tanti libri di questo genere... Poi... poi mi sono accorto che non funziona così, almeno, non per sempre. Che le variabili in gioco sono molte, troppe, che non esistono ricette per tutti e per sempre e che la storia in fin dei conti non ha mai dato alcun valore all'individuo come cerchiamo di dare ora. E forse questo ci dovrebbe far capire che ragionare sulla singola persona è del tutto inutile. Dobbiamo cominciare a pensare in maniera collettiva. Prima o poi ci si arriva... la storia non è lineare...
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