Scusate se entro in questa discussione, che mi suona un po' come una lotta tra poveri. Il problema delle tasse in Italia è stato analizzato in tutte le salse e chi lo ha fatto converge, anche se con sfumature proprie, verso un'unica posizione (sto parlando di studiosi accademici internazionali): L'Italia, al pari di altri paesi, è stata governata negli anni da gruppi di potere catalizzati attorno ai partiti. Lo scopo di tali gruppi non è quello relativo al benessere del Paese, come vorrebbero far credere, ma di usare i soldi della collettività per favorire diversi soggetti privati. Per fare questo, occorrono innanzitutto i soldi della collettività, e quelli arrivano dalle tasse a vario titolo e riscossi secondo le stesse logiche clientelari (i.e. il problema dell'evasione). Ma siccome l'ingordigia di denaro non ha fine, si è pensato che era utile, ai loro fini, indebitare lo Stato a tutti i livelli, in modo da guadagnare anche sul futuro. Naturalmente, questo debito non poteva essere alimentato dalle banche, prima con i soldi dei correntisti, e poi con quelli "virtuali", come derivati e fondi derivanti dal meccanismo di leva che possono attuare le Banche (in sostanza possono prestare più soldi di quanti ne hanno, e anche in un modo significativo). Siccome ogni schema di ponzi finisce in un disastro, a un certo punto le banche hanno rischiato, e rischiano, la bancarotta. A questo punto, con lo spauracchio del default, gli stati corrono in aiuto delle banche indebitandosi ulteriormente. Quindi, i grandi capitali chiedono agli stati debitori di spremere ulteriormente i cittadini con le tasse con quant'altro sia in loro possesso, per continuare il banchetto. Questa è la situazione. Ogni centesimo che paghiamo in più di tasse è una vessatura imposta dai gruppi di potere per salvare il loro gioco scellerato.
In questo contesto poco conta, se non in senso pratico, se un'aliquota aumenta di un 0,05. La riflessione dovrebbe spostarsi su come liberarci di questo cancro, altrimenti saremo punto e a capo fra pochi mesi, Grecia docet.
Allora, quando andremo a votare qui a San Donato cerchiamo di privilegiare candidati fuori dal sistema dei partiti e che propongono schemi innovativi di gestione economica ed operativa della città. Discutere stechiometricamente sulle aliquote non serve a nulla.
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22/02/2012 - 