> Ho molti amici che hanno vissuto direttamente il Comunismo - non sui libri di Storia o nei documentari - e ho avuto modo di apprezzarne i valori positivi, ma anche la totale distruzione di ogni individualità e libertà.
Io ne ho altri che hanno vissuto la fase successiva, improntata al totale liberismo, e sono arrivati a rimpiangere ciò che c'era prima. C'è una discreta fascia della popolazione, quella che era in età adulta ai tempi, che soffre, incapace di affrontare le nuove regole imposte dalla nuova società capitalistica, ma soprattutto in difficoltà col lavoro e col reddito inadeguato al costo della vita. Conosco persone in paesi exUrss che sopravvivono solo con le rimesse di chi vive da noi, in perenne attesa di un elemosina dai parenti costretti ad emigrare, pensionati in condizioni di indigenza, mentre una ristretta parte del paese vive in ricchezza. Perché lo si voglia o no, anche il nostro sistema opprime la libertà individuale, ovviamente in altra maniera. Occorrerebbe una ridiscussione completa del valore dell'uomo inserito in una società, ma fino ad ora questo, nella realtà, non è ancora avvenuto da nessuna parte e non vi sono prospettive che avvenga, soprattutto da noi in Italia, dove i giochi sono fatti. Secondo me la sopravvivenza di diversità, di antagonismi culturali e politici genera equilibrio nel sistema. Attualmente la nostra più grave malattia è il dominio incontrastato a livello globale di un unico modello liberista/finanziario. |
28/02/2012 - 