Quan'ero ragazzo andavo spesso in bicicletta. Partivo da MIlano, Corvetto, arrivavo a Chiaravalle, poi giravo per Poasco... passavo oltre e mi infilavo alla volta di Locate, per arrivare spesso fino a Pavia, o Voghera, financo alla Becca, sul Po. Poasco erano quattro case. Lì cominciava la campagna, quella bella, con i campi e l'orizzonte che finalmente si vedeva, i canali di irrigazione erano già puliti, i campi si perdevano tra le cascine. Lontano la ciribiciacola svettava nel verde. In bicicletta il territorio si osserva meglio. La gente oggi è abituata a muoversi solo in auto, ha sempre fretta, non si accorge più del paesaggio. Non vede le cose belle, e neppure si accorge di quelle brutte. Io ho visto sorgere la nuova ferrovia, le nuove case che hanno preso il posto delle cascine, le nuove strade. I palazzi di vetro al di là della ferrovia. Quando vai in bicicletta hai l'aria che ti viene incontro e senti gli odori. Fino a Chiaravalle sentivi l'odore della fogna ai margini delle stradine di campagna. Da Poasco in giù cominciavi a sentire l'odore dell'erba, dei campi, dei fiori. E qualche volte quello dolciastro del letame, del fieno, degli animali. Sentivi che la città era finita e stava iniziando qualcosa di diverso. Era già emozionante, e pregustavi quello che avresti trovato man mano che andavi avanti pedalando. Cascina Ronco la vedevo sempre da fuori. Nelle cascine non entravo, generalmente. Paura dei cani, o timore di dar fastidio agli agricoltori Pedalavo e mi avvicinavo a quella zona dove i campi andavano all'infinito. Quando vai in bicicletta ti senti padrone delle strade che attraversi. Quando ci ritorni, con qualcuno che non c'è mai stato, è come se lo invitassi a casa tua. Mia figlia è fortunata. Lei a 5 anni a cascina Ronco cìè già stata più di una volta. Ha dato da mangiare alla pecora Tyson. L'ha accarezzata. Con un altro bambino che vive lì ha giocato su per le vecchie (e affascinanti) scale. Ha dato da mangiare al cavallo. Ha giocato con le mucche e i vitelli. E ha avuto la fortuna di essere beccata da un gallo, in modo da avere una storia da raccontare. Ha coccolato la piccola capretta Norberto, di poche settimane. E lei non se ne è accorta... Ma ha potuto vedere la bellezza dell'aia e degli edifici che la circondano. Ha potuto godere dei secoli trascorsi, ha potuto entrare nella storia che vive ancora dentro queste mura, sotto i tetti, tra i mattoni sbeccati, tra le porte di legno... Secoli di storia al cospetto di una bambina di 5 anni, lì dove per secoli altri bambini hanno giocato e riso come lei, su quella stessa terra. Le nostre origini dimenticate. Un regalo importante per mia figlia.
Non riesco a pensare che tutto questo possa venire cancellato per i bimbi che verranno.
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