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Il videomessaggio di Dompè: qualche riflessione  (mes #93861)
di Luciana Menegazzi il 01/05/2012 17:37:16

messaggio letto 475 volte
(2 risposte)

Il videomessaggio di Dompè pubblicato da RecSando (complimenti per lo scoop!) suscita alcune considerazioni. Da un lato non vi è nulla di strano, anzi. Il Sindaco uscente rivendica, giustamente, quelli che nella sua opinione sono stati i risultati positivi del suo mandato. Ovviamente noi cittadini abbiamo molto da obiettare su questo, però Dompè non usa toni trionfalistici ed è quasi piacevole vederlo in “abito da lavoro” sullo sfondo del suo studio, finalmente disteso e tranquillo. Eppure ci sono molti particolari che non convincono nel video, molte contraddizioni.

Dopo aver elencato le cinque “bombe” presenti al momento della sua elezione ed aver affermato di averle disinnescate tutte (cosa molto opinabile), dopo aver decantato i piani attuativi portati a termine senza consumo di suolo (idem) l’intervistatore (bravo Luciano!) gli chiede come mai, se ritiene che il suo mandato si stia concludendo positivamente, ha rinunciato a candidarsi. Ottima domanda. La risposta lascia perplessi. Dice, Dompè, di essere stato avvisato che la politica “è una cosa sporca” ma ritiene che non sia sporca la politica, bensì “le persone che fanno politica” (niente distinguo). E prosegue: “mi sono trovato in un mondo completamente immorale. Bugie, menzogne, stimolare i piccoli interessi dei cittadini invece di farli crescere in responsabilità…”. Strano. Dompè non era un novellino dell’ambiente politico: per cinque anni era stato in Consiglio Comunale come Capogruppo di Forza Italia, possibile che non si fosse accorto di nulla? Comunque desidera tornare al “suo mondo”, non se la sente di fare una campagna elettorale in quello che definisce “questo sistema”, nel quale “sia la *cosiddetta* mia parte politica sia l’opposizione lavorano in questa maniera e io, da solo, non me la sentivo di percorrere questa strada”. Dompè ripropone così l’immagine a lui tanto cara dell’”uomo solo al comando”, abbandonato da tutti. Tutti sono sempre stati contro di lui in quanto manovrati dai partiti, queste entità minacciose che tirano i fili della politica locale. Qui la contraddizione è palese: mentre il Sindaco si presenta come “professionista prestato alla politica”, in realtà della politica ne ha fatto un uso sapiente, che gli ha permesso di rimanere in sella per cinque lunghi anni, appoggiandosi a CL e a Romano La Russa, entrando nell’orbita di Maullu, fino all’ultima impresa: la sua candidatura alle elezioni per il Direttivo Provinciale nella lista di Podestà. Insomma, se per Dompè i partiti sono il male assoluto e le persone che fanno politica sono tutte sporche, c’è da dire che in questa sporcizia sembra averci vissuto per tutto il tempo del suo mandato, sempre con in tasca la tessera di partito.

Ma le contraddizioni non finiscono qui. La sorpresa più grande, infatti, il Sindaco uscente ce la regala al termine dell’intervista. Dice infatti di essersi candidato per “far passare un messaggio: che si può governare senza auto blu, autista, benefit, viaggi, stipendio…” ma incontrando le persone e cercando di risolvere i loro problemi. Il suo messaggio, insomma, è quello di proseguire su questa strada, e termina con una sorprendente critica all’antipolitica di coloro che definisce “demagoghi e populisti”: “la politica non si fa con le Norimberga”ma facendo politica. Sorge spontanea una domanda: se lo stesso Dompè non si ricandida perché le persone che fanno politica sono sporche, perché quello dei partiti è un “sistema”completamente immorale, ma se allo stesso tempo l’antipolitica è pura demagogia e populismo, che cosa rimane? Esiste una terza via? Se esiste, perché Dompè getta la spugna e si ritira nel suo privato?
Stritolato tra politica e antipolitica, il Sindaco per ora sceglie la fuga. E’ questo il messaggio ultimo?

Luciana Menegazzi
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