Stamattina i gatti neri si sporgevano lungo il perimetro del cratere. Da mesi avevano eletto la voragine di via Adda come loro rifugio. La natura si adatta più di noi uomini. Provo un forte senso di angoscia dopo la testimonianza di Lodovico. Il fatto che questo cratere sia solo esplorativo e non risolutivo della situazione mi porta indietro di 11 anni. Lo facesse anche biologicamente sarei anche contento. In realtà mi fa provare il senso di inutilità di tutto quello che è stato fatto in questo tempo, da me e da altri. Ho raccontato tante volte degli incendi sotto casa, della pericolosità di quel parcheggio nascosto, frequentato da spacciatori, ladri d’auto, e anche, purtroppo per loro, da senzatetto, di fianco all’asilo e a due passi dalla chiesa, due luoghi che dovrebbero essere il centro di una comunità, ma sono il posto più isolato di Certosa. Per anni con i mici vicini ci siamo rivolti al ping pong delle amministrazioni di San Donato e San Giuliano. Ricordo di aver litigato 11 anni fa con un vigile che non voleva sanzionare le auto che perennemente parcheggiavano sul nostro passo carraio, perché a suo dire, lasciavano lo spazio di quasi 2 metri sufficiente, con un po’ di accortezza, a uscire comunque dai box sotterranei. Un mio vicino uscendo lo stesso ci aveva rimesso una ruota, ma fa niente, era colpa sua: non sapeva guidare, mi disse il vigile. Come puoi confrontarti con questo modo di ragionare? Il cartello di divieto di sosta all’ingresso del parchettino-ino-ino bimbi c’è sempre stato, ma tanti se ne sono fregati. E mi deprime adesso, con questo cantiere anonimo, vedere un cartello di limite di velocita max 30 km/h proprio nell’area bimbi. “E’ tutto inutile”, mi dice mia moglie. “Andiamocene” Sa delle notti insonni, io, con la paura degli incendi, io con la canna per il giardino in mano, alle due e mezzo, a tenere a bada le fiamme nell’attesa che i pompieri arrivassero da Milano. 25 minuti così, ad evitare che casa tua, tutto quello che hai, prendesse fuoco. Uno, due, tre volte. E poi a pulire il parcheggio dai detriti dell’incendio, o dalle siringhe. Chi l’ha sempre fatto? Io e i miei due vicini di casa. Tutta colpa dell’indifferenza. Di tutti: dei politici, che qui hanno solo pensato di buttare cemento. Guardate quante gru svettano. E andate su Google Maps a vedere quanto verde c’è. Qui c’è solo questo fazzoletto di terra conteso tra cani, moto, bambini: 8 secondi in bicicletta di mia figlia, che ha 5 anni. 7 col cantiere della voragine. In questi anni ho visto i miei vicini andarsene via per altre città. Migliori. Io sono restato e sono sempre più depresso, perché a nessuno frega niente. Di fronte a questo, io penso, chi amministra la città dovrebbe provare un senso di vergogna. Una bella città attira bella gente. Ma è anche vero il contrario. Sogno. Un giardino finalmente anche qui, per Certosa e Borgo: un giardino più grande. Perché Certosa non è solo via Olona, che da qui è distante, e dove giustamente si pensa di estendere un parco già grande. Sogno un fazzoletto di terra al posto di 10 auto. Uno spazietto per i bimbi per pedalare tranquilli, all’uscita dall’asilo, per almeno 12 secondi. Qualche panchina per i nonni e le mamme, che adesso si accalcano sulle quattro rimaste (solo posti in piedi al lunedì, quando chiude l’oratorio). Troppa grazia. Sognare a occhi aperti fa solo male. Qui da noi, nella Certosa del sud, nell’area di confine con Borgo, ci meritiamo solo gru e cemento. E un cantiere forse infinito.
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