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gli sbornia bond: una lezione di economia ed alta finanza  (mes #100994)
di Luca Isabella il 15/12/2012 09:07:57

messaggio letto 643 volte
(2 risposte)

in risposta a Mirco Rainoldi (mes. #100986)
Concordo pienamente su quanto scrive Mirco. Mi sembra che manchi un tassello: chi è il colpevole di questo enorme schema di Ponzi?

Vediamo chi ci guadagna dallo schema: i grandi capitali, le banche, le finanziarie, i politici, gli imprenditori.

In buona sostanza, i grandi capitali, le banche e gli imprenditori finanziano alcuni politici, che si fanno eleggere con promesse populiste e clientelari. Questi politici alzano la spesa pubblica oltre il gestibile (debito oltre misura) per far girare soldi agli imprenditori coinvolti nello schema, tramite appalti, corruzione, etc. Danno alcune briciole anche a categorie di cittadini per mantenere il consenso. Il debito pubblico viene finanziato dai grandi capitali e dalle banche, che così ottengono i proventi dagli interessi.

Come tutti gli schemi di Ponzi, a un certo punto il meccanismo si rompe e chi paga? Di certo non i creatori dello schema, ma i cittadini, che sono cornuti e mazziati. La "colpa" dei cittadini è quella di non avere senso civico e di essere ignoranti, nel senso che non conoscono queste dinamiche nè se ne interessano. Fino a quando cadono le briciole dal tavolo, tutto va bene.

Ora che il banco rischia di saltare, ecco il rigore: la spremitura fino all'osso dei beni dei cittadini, i quali tuttavia accettano supinamente con qualche mugugno.

Duemila miliardi di debiti, oltre il 120% del PIL.... Ma se fossimo nel consiglio di amministrazione di un'impresa e veniamo a sapere che l'amministratore delegato ha fatto il 120% del fatturato di debiti, cosa faremmo? Al minimo gli faremmo causa. Sennò andiamo a prenderlo e lo facciamo nero come un binario. Invece con i politici non è così, sono sempre loro, senza pudore. E siamo sempre noi ad eleggere i nostri carnefici.

Come uscire dal gioco? Leggevo l'altro giorno su Fortune un'articolo su cosa accadrebbe se tornassimo alla lira. Lo scenario è - per almeno 15-20 anni - agghiacciante. Il Governo comunicherebbe il ritorno alla lira un venerdì sera; da quel momento i bancomat non erogano più denaro e per il weekend non si potrebbe spendere gli euro. Il cambio verrebbe fissato alla parità (1 lira = 1 euro), ma subito il lunedì mattina la lira si valuterebbe almeno del 60% e con essa i nostri stipendi, risparmi, etc. I conti correnti vengono convertiti automaticamente. Da quel momento, fino a quando non saranno disponibili le lire, si potrà pagare solo con carta di credito o bancomat. Da lì a catastrofe: l'inflazione porta le materie prime alle stelle e con esse i prezzi dei beni anche di prima necessità. Una catastrofe di povertà, l'annullamento di quello che rimane del welfare, disoccupazione alle stelle, tensioni sociali. L'Argentina ne sa qualcosa e ancora oggi non si è ripresa, anzi.

Certo, nel lungo periodo ne beneficeremmo, senza debito e con una lira che non vale nulla, e tutto dovrebbe tornare all'equilibrio. Ma non si sa in quanti anni.

Monti ha cercato di tamponare la situazione, rimanendo nel gioco, questi erano i patti.
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