Daniele, con massimo rispetto e simpatia, quello che scrivi è un'interessante interpretazione culturale, ma non risolve il problema.
Come scrivevo a Giorgio, l'essere umano è una specie gerarchica. E' innegabile, negarlo significa negare la realtà quotidiana e noi stessi. Tuttavia, è anche una specie sociale: quando la spinta gerarchica supera un certo livello e mette a rischio la specie, prevale la spinta comunitaria, da cui le rivoluzioni etc. E poi si riparte, in un'oscillazione costante. Non se ne esce.
Quindi, qualunque siano le ragioni, in questa partita globale siamo dei perdenti, per ora. Non possiamo cambiare il mondo, ma solo capire in cosa abbiamo sbagliato e come possiamo cambiare per diventare "adatti" (fit) a questo nuovo contesto. Se non saremo "adatti", sarà la fine.
In ogni caso, al crescere della disparità di ricchezza emergeranno le spinte comunitarie e avverrà qualcosa che riporterà tutto all'equilibrio. A che costo, non si sa: la natura non ha morale.
RecSando
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