> > >Quindi, qualunque siano le ragioni, in questa partita globale siamo dei perdenti, per ora. Non possiamo cambiare il mondo, ma solo capire in cosa abbiamo sbagliato e come possiamo cambiare per diventare "adatti" (fit) a questo nuovo contesto. Se non saremo "adatti", sarà la fine. > >In ogni caso, al crescere della disparità di ricchezza emergeranno le spinte comunitarie e avverrà qualcosa che riporterà tutto all'equilibrio. A che costo, non si sa: la natura non ha morale.
Assolutamente vero. Dal mio punto di vista, il nostro errore è aver limitato negli anni la nostra partecipazione sociale, e aver delegato a persone con forti interessi personali scelte che ora si ritorcono contro di noi. Oggi abbiamo internet, che può essere uno strumento utile e veloce per informarsi, e pertanto chiunque, se vuole, può entrare in contatto con punti di vistae e approfondimenti per farsi un'idea dalla summa di tutte le informazioni disponibili di come stanno andando le cose. Il non prendere coscienza oggi pensando che la storia sia finita e che il ceto medio sia eterno, ci porterà rapidamente all'estinzione nel panorama economico mondiale. Non ci si può aspettare ora che siano i politici a risolvere la situazione. Non lo possono fare in Germania, dove l'opinione pubblica sarebbe contraria a interventi a favore nostro, perché negli anni le responsabilità sono state gettate esclusivamente sui paesi "porci". Non lo possono fare in Italia, non lo può fare il centrosinistra perché dovrebbe rinnegare tutto un percorso fatto finora, non lo può fare Monti, ed è inutile e dannoso che lo faccia un ormai sputtanato Berlusconi. Come ho sempre detto, siamo noi a creare la volontà politica, siamo noi a creare consenso, ad appoggiare idee e scelte che possono rivelarsi pericolose, siamo noi in fin dei conti ad aver contribuito a questa situazione. E che scelte economicamente azzardate come il cambio fisso tra stati europei con economie diverse ora stiano presentando il conto a tutti (Germania compresa*), è la conseguenza più ovvia. Il problema è che questo potrebbe avere conseguenze sul piano sociale, frammentando l'auspicata unità dei popoli europei: avremo tedeschi vs spagnoli, spagnoli vs tedeschi, etc. etc. in una inutile e pericolosa ricerca delle colpe.
*: Usa e Giappone svalutano, diventano più competitivi, esportano di più. Europa rivaluta (se uno svaluta, l'altro rivaluta: la somma è 0 in pratica), esporta di meno, importa di più, aumenta debito estero. (ragione per cui importiamo auto americane Chrysler e Dodge marcate Fiat, ma non esportiamo auto Fiat italiane)
Usa e Giappone fanno quello che ha fatto la Germania dal 2002 in poi (salvo il fatto che loro lo fanno per difendere le loro economie): Germania ha svalutato moneta e salari, aumentato competitività, aumentate esportazioni. Italia, Spagna, Grecia hanno rivalutato, aumentato importazioni, aumentato debito estero. Con la crisi del 2007, l'Europa si è trovata al palo, indebolita dagli squilibri.
Ora: gli USA hanno necessità anche del mercato europeo e questo spiega le preoccupazioni di Obama. L'euro forte rende poco competitive le esportazioni e più convenienti le importazioni, cosa per gli USA è un vantaggio. L'Europa potrebbe reggere contando su un mercato interno, che è invece al palo: è calato in Germania con le riforme del mercato del lavoro, è crollato in Grecia, Spagna e ora Italia per le politiche di austerity. Quindi l'Europa rischia di diventare un'immensa Grecia, priva di competitività estera e al contempo di mercato interno. Come dicono molti, la Germania ha segato il ramo su cui era seduta. |