> Dimenticati Friedman, Daniele, era solo una citazione, non c'entra nulla con gli imprenditori italiani, che al 99,9% non sanno nemmeno chi è. :-)
massì, hai ragione... usciamo dalla macroeconomia e torniamo a casa. Io quando penso all'Italia vedo tutta quella gente che conosco che lavora seriamente, continua a farlo, che rispetta le leggi e le regole, che si alza alle 5 di mattina come ho fatto io per anni (ora alle 5,45), che fa i turni di notte, che lavora malata, che apre un'impresa e non conosce we, vacanze, io quell'Italia la vedo ancora, è ancora qui, sempre più annichilita... Parlavo qualche giorno fa con un giovane laureato, under 30, una di quelle persone che considero "valide", e mi facevo raccontare le esperienze lavorative, le proposte e i colloqui, e anche in questo caso come in tutti gli altri giovani che conosco sono rimasto scandalizzato dalla situazione attuale. La maggior parte delle proposte di lavoro è di imprenditori furbi: stage, lavoro gratuito, nessuna possibilità di inserimento, sfruttamento e proprio, ma quel che è più grave, nessuna volontà di fideizzazione del dipendente, nessuna volontà di farlo crescere e di creare ambienti di lavoro effettivamente stimolanti, che possano essere anche funzionali alla crescita dell'azienda, lo stipendio un optional per tutti. Come può essere credibile questo modello di economia? Questa è la situazione per moltissimi giovani che si affacciano ora al mondo del lavoro: che modello di crescita stiamo progettando? Io ricordo un'altra Italia, che funzionava. Una in cui l'imprenditore accettava ancora il rischio d'impresa, che non scaricava sul dipendente o su altre ditte, aveva la testa e la passione per condurla e farla crescere, promuoveva il merito dei dipendenti, aveva in testa gli utili ma anche il prodotto, e che col dipendente, come è capitato a me, a mio padre e a tanti altri che conosco viveva e lavorava fianco a fianco, e talvolta passava anche il tempo libero. Mio padre fece il viaggio di nozze nella casa del suo capo, gratuitamente, e ne fu anche felice. Questa è l'Italia che bisogna restituire. Un'Italia che se hai voglia di lavorare ce la puoi ancora fare. Ora si sta affermando il contrario. Questo va cambiato. L'Europa, in cui tutti noi speravamo, è servita a tutt'altro.
RecSando
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