>Evidentemente non è così. >E' sicuramente per questo nuovo onere che hanno spostato i termini per il pensionamento e creato la nuova categoria degli esodati.
L'articolo, di Repubblica, un quotidiano autorevole vicino al centro sinistra (non di un blogger, intendo dire), è allarmante per diverse ragioni. In primis dichiara "che i giovani siano destinati a non percepire mai una pensione è cosa risaputa", affermazione gravissima. Risaputa? Un trentenne (ma anche un quarantenne, ormai si è "giovani" più a lungo) quindi pur pagando oggi i contributi (e destinando il TFR alla pensione integrativa: una quantità di soldi notevole per ogni singola persona) non avrà mai la pensione, ed è " cosa risaputa"? Non credo lo sia, forse è "cosa temuta", ma non "risaputa". Ma se Repubblica ha approvato questo aggettivo, evidentemente vi è la volontà di escludere l'attuale generazione in età lavorativa dalla pensione. Continuando, l'articolo evidenzia che la pubblica amministrazione non ha pagato 30 miliardi di contributi, e ha riversato questo problema sull'INPS, dove confluiscono i contributi pagati dai privati. Le amministrazioni pubbliche quindi non pagano e addebitano quest'insolvenze ai cittadini privati. Ma ancora più grave di tutte è l'affermazione iniziale: "L'INPS si avvicina al collasso, se non ora, potrebbe accadere nel giro di pochi anni, quando gli attuali lavoratori e futuri pensionati arriveranno a maturare legittimamente il proprio diritto". Qui si dice che non solo i 30/40enni non avranno la pensione, ma anche i 50/60enni e forse anche quelli attualmente in pensione avranno qualche problema. Se unisco queste dichiarazioni, ripeto, di un quotidiano nazionale quindi teoricamente autorevoli, alla questione del reddito di cittadinanza, ho la sensazione che si voglia sostituire le pensioni con un reddito minimo, 5/600 euro o poco più, uguale per tutti. Riuscireste a sopravvivere un domani con queste cifre? Se vivete in condominio, aspettatevi di pagare anche per gli altri le spese condominiali...
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