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Berlusconi, lo vogliamo proprio qui tra noi ?  (mes #106817)
di Giorgio Soave il 09/08/2013 14:54:20

messaggio letto 782 volte
(1 risposta)

Lasciamo per un momento le scaramucce alla propaganda politica e torniamo al problema principale: che ne facciamo di Berlusconi ?

Qualche intelligentone (Renzi, mi pare) ha detto: non vogliamo batterlo per via giudiziaria, ma per via politica.
Cioè: anche se i giudici lo condannano, facciamo finta di niente; bisogna che siano gli italiani a cacciarlo alle prossime elezioni.

Un'alternativa che esiste solo in Italia. In un paese civile, chi è condannato per evasione fiscale non avrebbe nemmeno il coraggio di presentarsi alle elezioni perchè non prenderebbe un voto. Invece in Italia potrebbe perfino vincere, il che ci mette politicamente sullo stesso piano della Bielorussia e della Tailandia. Difficile liberarsi di quel gaglioffo, se buona parte degli elettori stravede per lui e se gli si permette di influenzare l'opinione publica con tre televisioni nazionali.

Ma in questo momento è indebolito dalla perfida cricca dei giudici (che forse si sono stufati di venire definiti dei malati di mente) e sta cercando una scappatoia che li risparmi la galera. Bisogna approfittarne.

Ho già in mente la soluzione: chiamiamolo metodo Kappler.
Ricordate Kappler, quello delle fosse Ardeatine ? Per questi fatti era stato condannato all'ergastolo, che scontava nella fortezza di Gaeta. Essendosi ammalato di un tumore e per tenere conto delle pressioni tedesche per la sua liberazione, nel 1976 gli fu riconosciuto lo status di prigioniero di guerra e fu ricoverato nell'ospedale militare del Celio di Roma, da cui fuggì facilmente con l'aiuto della moglie e di alcuni amici.
Il ministro Lattanzio si dimise (e fu subito spostato alla Marina Mercantile). L'Italia chiese invano l'estradizione (a cui i tedeschi obiettarono che essendo prigioniero di guerra aveva il diritto di fuggire).

Conclude Wikipedia:
"La giornalista Stefania Limiti, nel suo libro L'Anello della Repubblica, uscito nel 2008, e lo storico Aldo Giannuli nel suo libro Il Noto servizio, Giulio Andreotti e il caso Moro, pubblicato nel 2011, hanno inoltre avanzato l'ipotesi che un ruolo importante nella fuga di Kappler sia da attribuirsi ad una struttura occulta dei servizi segreti italiani, detta "Noto servizio" o "Anello". Entrambi gli autori hanno fatto il nome dell'ex maggiore della Regia Aeronautica Militare italiana Adalberto Titta come capo operativo dell'operazione. Entrambi gli autori ipotizzano inoltre che un movente della "restituzione" di fatto di Kappler alla Germania (all'epoca Germania Ovest) possa essere un cospicuo prestito in denaro all'Italia negoziato fra i due governi alcuni mesi prima della fuga."

Ecco, si potrebbe organizzare qualcosa di simile. Nei nostri servizi segreti esiste sempre una stuttura occulta riservata ai lavori sporchi. Facciamole organizzare l'evasione del(l'ex) cavaliere a Santo Domingo, per fare un esempio, un paese in cui non c'è l'estradizione verso l'Italia. La magistratura che ha in corso diversi suoi processi si sentirebbe autorizzata (anzi verrebbe incoraggiata) a usare la mano pesante; e così il cavaliere evaso non si azzarderebbe più a tornare in Italia e resterebbe là, come Garibaldi a Caprera, a ricevere delegazioni di simpatizzanti e olgettine e a tramare da lontano nella politica italiana.
Dove già ha tutto pronto per fare entrare la delfina Marina, opportunamente introdotta dalla stampa favorevole.
Ma intanto il vecchio puzzone sarebbe finalmente fuori gioco.


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