>Ma non dimentichiamo lo sviluppo e, quindi il lavoro e l'occupazione.
Su questo ne ho parlato con un amico docente alla Bocconi e ho sentito diverse campane. E' fuor di dubbio che ogni soldo che esce dalle casse dello Stato diventa, nella migliore delle ipotesi e delle intenzioni, maggiore occupazione. Tuttavia, ci sono due modi essenziali: opere straordinarie (progetti) che nascono e finiscono; opere di manutenzione e mantenimento, oppure imprenditoriali, che vanno avanti negli anni. La TAV appartiene alla prima categoria e può - forse - produrre occupazione lungo il suo sviluppo e poi fine. Invece, se ad esempio si impiegassero gli stessi soldi per il mantenimento dell'ambiente, considerati i dissesti idrogeologici causati - a sentir dire - dalla mancanza di soldi per la manutenzione, i posti di lavoro sarebbero di più e per molti più anni.
>I dati sull'incremento della capacità di trasporto delle merci e la forte riduzione dei costi rivestono anch'essi grande rilevanza. La riduzione dei tempi tra Milano e Parigi da sette a quattro ore non è, inoltre, cosa da trascurare.
Dipende dal volume delle merci, che con la crisi è di molto diminuito. Certo: siccome le aziende hanno spesso delocalizzato nei paesi dell'Est, ora ci dovrà pur essere un mezzo efficiente per riportare le merci. Bisogna vedere la riduzione dei costi se va a diminuire i prezzi o a favorire la concorrenzialità delle merci (quali merci?), oppure ad incrementare i profitti.
Per quanto riguarda la Milano-Parigi, non so quanti ormai prendono un treno quando ci sono voli di linea a 30 euro...
Insomma, io credo che sia una scommessa: un business plan fatto su previsioni a 15 anni, quando le Banche non si fidano a prestare soldi nemmeno a tre mesi. In un frangente come questo, riterrei oculato sospendere l'investimento e vedere come va l'economia. Forse quei soldi potrebbero essere utili a sfamare qualcuno.
RecSando
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29/02/2012 - 