> Borriero, si tenga le sue ideologie quali esse siano, ma per favore non le mischi con le idee. >Il bene come il male non sono concezioni astratte sono cose reali.
Il bene in politica è alquanto astratto. Il bene... di chi? Dei cittadini? Di una parte di loro? Dell'economia? Dell'imprenditoria? Della borghesia o degli operai/lavoratori precari? Non è questione di "tenersi" le ideologie, ne farei volentieri a meno se le società create dagli uomini procedessero nel tempo costantemente avendo come valori principali di riferimento la giustizia, l'uguaglianza, la fraternità, la solidarietà. Questo è ovviamente illusorio, non lo è invece la volontà di perseguirlo. Dall'unità d'Italia sono partiti dalla nostra nazione 30 milioni di cittadini, in fuga dalla povertà. Ci sono più oriundi italiani nel mondo che la popolazione residente nella penisola. L'Italia è stata un paese povero e anche quando ha creduto di avere superato, per la massima parte, tale condizione, una parte dello stivale vedeva nell'emigrazione interna l'unica forma di sopravvivenza. La nostra condizione di benessere (sia economico che di opportunità e libertà) pertanto è, nella nostra storia, una fortuna (ma non un caso) per noi, e pertanto andrebbe difesa e mantenuta per garantirla ai nostri figli e a chi non ne gode. Purtroppo, come possiamo constatare, la speranza che questo avvenga si fa remota. Dall'inizio della mia carriera lavorativa ho accumulato quasi 22 anni di contributi. Se le condizioni fossero rimaste inalterate, tra 13/14 anni avrei potuto scegliere di andare in pensione. Con la riforma delle pensioni, oggi non sono neppure a metà del mio percorso lavorativo. Questo avrà influenza anche sulla mia vita affettiva: a differenza dei nonni attuali, potrò godermi la compagnia di mia moglie ed eventualmente fare il nonno con lei, da pensionato, solo all'età (mia) di 77 anni (se ci arriverò, facciamo gli scongiuri ;- e se la mia ditta resisterà fino ad allora, anzianità del capo permettendo...). Mia moglie andrà in pensione infatti, alle condizioni attuali, solo a 73 anni. Ma non dovrei lamentarmi, in quanto io, oggi, dovrei sentirmi privilegiato come lavoratore a tempo indeterminato, in quanto i giovani veleggiano tra la disoccupazione e la precarietà a vita, oppure emigrano. Nella realtà tutti noi stiamo avvertendo la precarietà della nostre condizioni di vita, e quelli che consideravamo aspetti scontati del nostro stile di vita stanno per diventare privilegi di pochi: non credo più nell'uscita imminente dalla crisi, dopo che ogni anno gli annunci della fine della stessa si sono ripetuti, precisi come le previsioni del tempo :-) http://www.businessonline.it/news/9205/Previsioni-economia-2010-fine-crisi-inizio-ripresa-ma-forte-disoccupazione.html http://marcominghetti.nova100.ilsole24ore.com/2009/11/la-crisi-economica-fine-2009-a-che-punto-siamo.html http://it.euronews.com/2010/12/13/nel-2011-la-crisi-finira/ http://economiaefinanza.blogosfere.it/2012/08/moodys-rating-italia-secondo-lagenzia-fuori-dal-tunnel-nel-2013.html
E, guardando l'economia reale, anche la parola crisi mi sembra limitante per definire quanto sta accadendo. Come mai http://www.motori24.ilsole24ore.com/Industria-Protagonisti/2012/05/Bmw-vendite-record-aprile.php http://www.porsche.com/italy/aboutporsche/pressreleases/pit/?pool=italy&id=2012-07-20 http://www.ilsussidiario.net/News/Trasporti-e-Mobilita/2012/10/1/MERCATO-AUTO-Nuovo-crollo-vendite-a-settembre-25-74-/325487/
Come mai i marchi premium di autovetture crescono mentre il mercato dell'auto crolla, giusto per fare un esempio banale? Come mai i cittadini non riescono a cambiare casa o a comprarla, mentre attorno a noi si continua a costruire? Cercando una risposta, ti trovi di fronte uno scritto di tanti anni fa e un concetto, l'accumulazione originaria del capitale (da Smith), che sembra dartela. E in questa frase «La borghesia, al suo sorgere, ha bisogno del potere dello Stato, e ne fa uso per "regolare" il salario, cioè per costringerlo entro limiti convenienti a chi vuol fare del plusvalore, per prolungare la giornata lavorativa e per mantenere l'operaio stesso ad un grado normale di dipendenza. È questo un momento essenziale della cosiddetta accumulazione originaria» sembri trovarne altre. http://www.criticamente.com/marxismo/capitale/capitale_1/Marx_Karl_-_Il_Capitale_-_Libro_I_-_24.htm
Altra domanda banale: come mai i piccoli commercianti muoiono mentre la grande distribuzione cresce? "Il rapporto capitalistico ha come presupposto la separazione fra i lavoratori e la proprietà delle condizioni di realizzazione del lavoro." Già: un negoziante è un piccolo imprenditore, il commesso è solo un lavoratore. Non potrà mai più, oggi, esserci un commesso che diventa negoziante: i concetti di Marx si possono estendere dalla produzione anche al commercio, allora? Cosa sta avvenendo? L'accumulazione del capitale ci sta limitando nella possibilità di crescita individuale? E sul debito pubblico "Qui, con piena coerenza, viene la dottrina moderna che un popolo diventa tanto più ricco quanto più a fondo s’indebita. Il credito pubblico diventa il credo del capitale. E col sorgere dell’indebitamento dello Stato, al peccato contro lo spirito santo, che è quello che non trova perdono, subentra il mancar di fede al debito pubblico.
"Il debito pubblico diventa una delle leve più energiche dell’accumulazione originaria: come con un colpo di bacchetta magica, esso conferisce al denaro, che è improduttivo, la facoltà di procreare, e così lo trasforma in capitale, senza che il denaro abbia bisogno di assoggettarsi alla fatica e al rischio inseparabili dall’investimento industriale e anche da quello usurario. In realtà i creditori dello Stato non danno niente, poichè la somma prestata viene trasformata in obbligazioni facilmente trasferibili, che in loro mano continuano a funzionare proprio come se fossero tanto denaro in contanti. " Sono concetti espressi alla fine dell'Ottocento, eppure risultano ancora moderni. Possono servire per spiegare qualcosa della situazione attuale, o, perlomeno, per avere un termine di confronto anche rispetto a queste dichiarazioni http://politicaesocieta.blogosfere.it/2012/08/governo-monti-manovre-tagli-alla-spesa-pubblica-il-programma-autunnale.html Ridurre il debito pubblico significa pagarlo ai creditori, quindi? Secondo il concetto di bene e giustizia, dell'uomo della strada, questa è ovviamente la strada corretta. Peccato che sia sempre quell'uomo della strada a dover pagare quel debito, e lo farà alle banche Qui un approfondimento su cos'è il debito delle banche http://goofynomics.blogspot.it/2012/06/i-debiti-delle-banche.html
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