Giovedi sera è stato presentato in Cascina Roma, a cura della Commissione Biblioteca, il libro “Il ritorno a casa di Marco Moise”, alla presenza dell’autore sandonatese Sabatino Mustacchi. Come ricordato dalla relatrice della serata prof. Rita Borali, l’occasione è data dalla ricorrenza del "Giorno della Memoria", istituito con un’apposita legge del 20 luglio 2000, “in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti" http://www.parlamento.it/parlam/leggi/00211l.htm
Prima di presentare l’autore, la relatrice ha sottolineato che alla base dello sterminio di massa nei campi nazisti vi fu un disegno pianificato di razionalità industriale in cui l’uomo veniva assimilato a un manufatto e in cui la privazione dell’identità doveva diventare, con i giorni, progressiva perdita del proprio corpo sino all’annullamento totale come “persona”. L’autore ha poi sintetizzato il suo libro, che racconta delle ricerche da lui effettuate dopo che nel 2002 ricevette una notizia riguardante il proprio padre Marco Moise, da lui mai conosciuto perchè scomparso nel 1944, quando aveva poco più di un anno. Il padre infatti, di origine ebraica, era stato deportato da Trieste ad Auschwitz, in base alle leggi razziali fasciste emesse in quegli anni da Mussolini. http://it.wikipedia.org/wiki/Leggi_razziali_fasciste Da allora non si era più saputo nulla di lui e tutti lo avevano dato per morto nei lager e che la sua vita, come quella di tanti altri milioni di sventurati, fosse finita nei forni crematori di Auschwitz. Ma non era così. Seguendo alcune tracce che proprio il padre aveva lasciato, l’autore è poi riuscito a ricostruire cosa era veramente successo. Ma il finale non ce lo ha raccontato, rimandando alla lettura del libro, cosa che sicuramente farò in questi giorni dedicati proprio a quelle tragedie, per non dimenticare. Luciano |