Ricordate la vecchia canzone di Giorgio Gaber ? Il protagonista di un'assemblea politica (dei tempi in cui si dibatteva ancora su temi importanti) esordisce così, scusandosi perchè sente il bisogno di parlare di un suo problema personale.
Ecco, anch'io sento questo bisogno.
venerdì mi è arrivata una lettera di Banca Intesa, dove mi si comunica che, in conseguenza della prossima (25/2) chiusura dell'agenzia di via Agadir, senza neanche sentire il mio parere si cambierà il mio numero di conto corrente.
Ora già il fatto di cambiare numero di conto è una seccatura, visto che mi si consiglia di andare a dare il nuovo IBAN a tutti quelli che versano dei pagamenti sul mio conto; per esempio l'INPS che mi paga la pensione, per cui dovrò perdere una mattinata per fare la coda all'INPS, che ricordo come una bolgia dantesca. Pazienza.
Ma non è finita lì. Verrà anche spostata la mia agenzia; e non in quella di via Europa, di fronte alla quale abito, troppo comodo, ma di piazza Supercortemaggiore.
Ora perchè mai ogni volta che avrò bisogno di andare allo sportello dovrei prendere la macchina e andare fin laggiù ?
Mi informo, e scopro che il passaggio da un'agenzia all'altra avverrà il 18, insomma entro questa settimana. Dunque avrei ancora tempo per chiedere di spostarmi all'agenzia di via Europa, che per me è molto più comoda.
Ieri in piena nevicata vado lì e mi dicono che, siccome il conto è cointestato, dovrò tornare con mia moglie.
Stamattina torno lì. Ammaestrato dal giorno prima non sto a prendere il bigliettino di prenotazione, che serve solo per le operazioni di cassa, ma vado a parlare con il direttore, che mi assicura che gli impiegati si occuperanno di me (io speravo che incaricasse qualcuno) e mi saluta perchè è molto occupato; e noi ci piazziamo di fronte ai 3 sportelli delle operazioni finanziarie (per cui non è richiesta prenotazione) aspettando che qualcuno si liberi.
La situazione è questa: il primo sportello è vuoto; al secondo c'è un tale in piedi che chiacchiera con l'impiegato; al terzo una commessa molto impegnata. Nessuno ci degna di uno sguardo, e io e mia moglie siamo costretti a stare in quello spazio di 2 metri per 3 dove passa la gente che entra ed esce, come orsi in gabbia.
Passato un quarto d'ora arriva l'impiegata del primo sportello vuoto e il chiacchierone del secondo sportello, che evidentemente la stava aspettando, si sposta da lei. L'impiegato del secondo sportello, rimasto solo, continua a lavorare senza degnarci di uno sguardo (eravamo lì a 2 metri di distanza).
Allora mi faccio avanti e gli chiedo se per caso era libero e poteva occuparsi di noi. E scopro che per accedere al sacro soglio bisogna prenotarsi da prima, cosa che l'impiegata del giorno prima, oggi assente, non mi aveva detto.
Comincio a innervosirmi; ma che sistema è ? In piazza Cortemaggiore almeno danno uno scontrino di prenotazione.
Intanto che cerco di spiegare di cosa abbiamo bisogno, e che essendo nuovo di lì non sapevo che bisognava prenotarsi, e che comunque non mi pareva giusto obbligarci a stare lì come orsi in gabbia aspettando che qualcuno ci desse retta, salta fuori l'impiegata del terzo sportello, che comincia a giustificarsi: un'impiegata è assente (ma è stata sostituita), il computer è rotto (ma che c'entra ?); e poi non avevamo prenotato.
Al che mia moglie si scoccia e comincia a gridare che non è bello far aspettare la gente senza preoccuparsi di cosa cerca, che nessuno ci aveva detto che bisognava prenotare un colloquio, che era mezz'ora che stavamo lì e che insomma se questo era il modo con cui trattano i loro clienti non ne eravamo soddisfatti. Così ce ne siamo andati.
E lascerò che facciano quello che avevano deciso, ma poi con comodo mi aprirò un altro conto in una banca più accogliente.
Qualcuno conosce, se pure esiste, una banca vicina a casa mia dove sono gentili con i clienti e dove non bisogna farsi raccomandare per parlare con gli impiegati ? |
12/02/2013 - 