Da uomo della strada, da cittadino qualunque, faccio fatica a seguire le dinamiche della politica. Mi metto nei panni di chi riesce a informarsi solo tramite i media e cerca di farsi un'opinione, di chi nutre ancora qualche speranza in un miglioramento e di chi oramai vive con la convinzione nichilista che nulla cambierà, perché "tanto sono tutti uguali". La politica da anni parla un linguaggio poco comprensibile dai cittadini, che hanno la sensazione di venirne esclusi e in essi si è radicato spesso un rancore, che però al momento non sfocia in nulla di positivo. In tutto questo discorso su programmi e alleanze quello che ho trovato mancare, da cittadino, è la concretezza delle parole, che dovrebbe far trapelare le intenzioni. Siamo a pochi mesi dal voto e si sta formando una squadra che ha, giustamente, come scopo principale quello di vincere, anche se ancora non sembra avere un programma, che, da cittadino, ritengo dovrebbe essere la cosa che che più mi interessa. Sulla base di questo scopo si scelgono le persone per la loro capacità di stare assieme. Chi non si uniforma ovviamente ne viene escluso. Nelle situazioni di gruppo che ho incontrato nell'ambito lavorativo e relazionale un buon gruppo è importante per garantire uno svolgimento di un lavoro o un obiettivo comune. Ma se la condizione è necessaria, non è sufficiente per essere la promessa di un lavoro che sia anche eccezionale. Quando capita questo è spesso è frutto del genio del singolo, capace di uscire dagli schemi e delle regole indicando e sperimentando strade alternative. Il limite lo trovo proprio qui, magari sarò ingenuo nel mio approccio, ma credo che per chi è "fuori" dalla politica questa sia una questione aperta.
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