Ieri pomeriggio c’è stato il mio primo ritorno ad un incontro aperto agli iscritti del PD:
“Assemblea degli iscritti del PD. Intervento di Andrea Checchi, candidato sindaco: Stiamo impostando la campagna "per", non "contro". Lavorare insieme per ribaltare un quinquennio che ha pesato sulla città.”
L’importanza del momento, il preludio alla vera campagna elettorale per la scelta del nuovo Sindaco, mi ha imposto la partecipazione. Pur conservando la mia posizione telescopica mantengo ancora la tessera del PD. Non sono quindi equidistante. Però per adesso parteciperò solo ad incontri pubblici, includendo anche quelli “privati” che però si svolgeranno in luoghi aperti.
Che cosa è stato detto di importante da Andrea Checchi, secondo me. Ovviamente chi ne vorrà saper di più, e di prima mano, avrà modo di conoscerlo durante i numerosi incontri pubblici che ci saranno a San Donato M., il primo dei quali è stato stabilito per il 7 Febbraio, come annunciato su tutti i manifesti affissi in città.
La parola chiave sarà la RETE. Vi dico quello che ho capito. La rete sarà un sistema interconnesso di relazioni e di metodi che il nuovo Sindaco Andrea Checchi, se sarà eletto, realizzerà per venire incontro ai bisogni dei privati e della collettività in un momento che si prevede difficile sia sul piano economico e che dei rapporti sociali. L’idea è che nessuno dovrà sentirsi solo perché la risposta dovrà essere collettiva. Insomma le RETE è l’idea che vicola un messaggio composto che fonde insieme: appartenenza, identità, solidarietà, umanità, rispetto, capacità di ascolto rivolto a tutti e non solo ai propri. La RETE è anche un’immagine che trasmette un messaggio difficilmente equivocabile e quanto mai impegnativo. Se sarà eletto, Andrea Checchi, avrà modo di rendersene conto e anche di scottarsi. E’ dunque bene, per chi parteciperà ai prossimi incontri, capire quali sono i fili della RETE a cui è interessato per chiedere se saranno inclusi nel suo tessuto, anche i suoi, oppure no a causa dei costi, dell’impossibilità di realizzarsi, Ecc. Ecc. Insomma quali sono questi fili, da dove a dove, e come se ne potranno costruire dei nuovi se ce ne sarà la necessità e chi li pagherà.
A qualcuno potrebbe sembrare che stia facendo un po’ troppo il partigiano. Altro che telescopio! Se è così la mia risposta è che io sono un partigiano, eccome, perché voglio cambiare l’Amministrazione di San Donato M. e ritengo che si debbano appoggiare iniziative che vadano in questa direzione, ma non voglio illusioni, per dirla elegantemente. Io non chiedo Programmi. Chiedo serietà, professionalità, uso attento delle parole e chiarezza dei metodi e delle regole di amministrazione verso i cittadini e verso di me. Detto in due parole mi bastano affidabilità e trasparenza.
Però, però. La RETE non basta. La rete così concepita si inserisce nel quadro delle Protezioni. Certamente queste si estendono e non riguardano solo i problemi creati dal lavoro, ma abbracciano tutto l’arco sociale: gli anziani, gli immigrati, i diversamente abili, i disoccupati giovani o meno, le Famiglie, gli sfortunati. Ma ripeto questo non basta. Le protezioni non sono sufficienti pure se essenziali a dare l’identità di una società coesa e solidale. Cosa manca di grosso. La domanda a cui vorrei risposte è: da cosa dobbiamo proteggerci e con quali mezzi.
La mia risposta è il LAVORO. Dobbiamo creare il lavoro. Una RETE che promuove il lavoro, lo crea lo, progetta. E’ una rete di SVILUPPO che cerca occasioni di ricchezza attraverso il Lavoro e l’Inteligenza. Non una sola rete di difesa, di contenimento, di protezioni e sostegno a costi puri, seppur indispensabili. Lo dice la nostra Costituzione. L’Italia è un paese fondato sul lavoro. E all’articolo 4 aggiunge che il lavoro è un DIRITTO e la Repubblica PROMUOVE le condizioni che rendano EFFETTIVO questo diritto. Ebbene se questo è quello il Popolo Italiano vuole, è dovere dello Stato e di tutti i suoi organismi decentrati lavorare per creare queste condizioni. Non si tratta di dare lavoro inutile, assumendo senza necessità nelle strutture pubbliche generando così costi, sprechi, inefficienza e burocrazia e corruzione e......
Si tratta invece di costruire un tessuto sociale in cui tra chi presta lavoro e chi lo fornisce, il dipendente (sia dirigente, quadro, impiegato, operaio..), ci siano delle convenienze comuni e delle regole leali di comportamento.
Si tratta di stabilire quali siano i bisogni della società favorendo la sviluppo del lavoro e della ricerca in quei campi. Questo compito di promozione richiede la ricerca di un quadro di riferimento durevole e affidabile negli anni che ampli il ventaglio delle offerte lavorative limitando contemporaneamente i rischi di impresa. Questo quadro di riferimento diminuirebbe i costi del denaro e favorirebbe la domanda.
Penso ad esempio al risparmio energetico e all’uso intelligente dell’energia, e al suo recupero con il riclaggio dei rifiuti e soprattutto con la loro non produzione, ad esempio. Se si vuole promuove il risparmio energetico questo non può essere affidato solo al libero mercato e all’iniziativa del privato. Ormai c’è bisogno di energia pulita, di riduzione di emissione di CO2, ovunque anche nei prodotti alimentari.
Questa deve essere una preoccupazione dello Stato che si impegna per favorirne lo sviluppo incrociando le regole del mercato. Ed in questa azione non deve tralasciare di favorire l'attività che si svolge sul territorio nazionale con impiego prevalente, non esclusivo, di lavoratori italiani. Non né protezionismo è semplice valorizzazione del lavoro dei suoi cittadini e della loro intelligenza e di rispetto della Costituzione. Non aggiungo altro. O meglio solo un’ultima cosa. Una politica del Lavoro che deve creare ricchezza, e non costi, deve liberarsi dai costi della burocrazia inutile, dalla Mafia, dai furbi e da coloro che non pagano le tasse, iniziando dal controllo di chi non emette gli scontrini. Il controllo degli scontrini e dei falsi sconti può essere fatto agevolmente anche dall’Amministrazione Comunale.
Ciao, sergio
|