Apprezzo tutta l'analisi, un po’ meno la conclusione.
Alcuni stralci introduttivi del tuo post. "Internet ha dato il colpo di grazia" alla comunicazione tra le persone reali, “La rete è piena di forum, abbiamo strumenti tecnologici che ci permettono di amplificare la comunicazione, ma cresce l'individualismo e la solitudine.”…” San Donato trovo una città cresciuta velocemente, che non ha saputo (o voluto) in questo modo creare degli spazi adeguati ove incontrarsi. Facciamoci caso: è la richiesta che viene maggiormente dai cittadini e che puntualmente viene ignorata, o al massimo, subordinata agli interessi immobiliari, Nascono le piazze e i giardini come corollario dei condomini o in aree periferiche di scarso interesse, dove la gente non ha interesse ad andare.”…"l'unico punto vivo di San Donato è tra via Libertà e Cascina Roma,..."
A questo punto trai una conclusione che non mi convince, anzi a mio avviso contraddice l’analisi: <In definitiva il modello per San Donato non è la tradizionale città italiana con le piazze, nata e cresciute nei secoli, ma la moderna città statunitense, con le "strade" e... i parchi.
<Si sarebbe dovuto adeguare il modello della città amplificando e migliorando questa visione della città. Quindi dotandola di parchi centrali e vivibili (l'attuale nostro, frequentatissimo Central Park è a San Giuliano), e favorendo la nascita o la funzionalità in senso sociale di strade dotate di servizi e strutture commerciali che attirino persone a piedi, lasciando decadere il sogno della piazza calata dall'alto, che sostanzialmente fino ad ora ha dimostrato il suo fallimento.
L’opzione che abbiamo davanti non è la scelta di realizzare sul pratone un unico grande parco, bensì decidere che accanto ad un parco di 60 mila mq debbano essere realizzati cinque palazzoni, oppure che in quella stessa area si abbia una diversa dislocazione di edifici, possibilmente di più elevata qualità architettonica, al fine di creare, come scriveva alcuni anni fa in un commento il prof. Villani, "un luogo capace di giocare un ruolo di punto focale urbano, rilevante a livello di tutta la città. Cioè quello che, nei centri delle città italiane, di tutte le città italiane, è "la Piazza" per antonomasia".
Non va dimenticato che l’Amministrazione comunale debba farsi carico di una scelta non più modificabile. Ha cioè l’ultima irripetibile occasione per tentare di recuperare, almeno in parte, quelle condizioni che possano dare alla città ciò che manca.
Io credo che una vera piazza in quel luogo prospiciente il palazzo comunale, gradevole e con strutture commerciali (incluso il mercato settimanale), culturali e d'intrattenimento sia una scommessa su cui valga la pena riflettere con serietà e responsabilità. Ho anche detto in altro post, quanto sia importante il parco ma a condizione che si renda vivo e, cioè, siano realizzate in mezzo al verde strutture ludico sportive per ogni età.
L'alternativa è accettare il modello espresso dal PII del 2006, in tal caso credo proprio significhi condannare San Donato a rimanere ciò che è, cioè, una città dormitorio come tante altre dell'interland.
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