Sono nipote di una persona che si è suicidata per motivi di lavoro nel 1979. Comprendo il discorso di Mimma, allo stesso tempo mi accorgo di come la situazione ora sia ancora peggiore di quella di un tempo perché si sta perdendo la speranza e con essa la libertà.
Se il lavoro manca, complice la delocalizzazione, la globalizzazione, la concorrenza delle multinazionali in ogni settore (volete fare il falegname o aprire bottega? Dopo aver adempiuto a tutte le normative vigenti, fiscali, di sicurezza etc. non potete limitarvi a produrre scaffali per la massa - quelli li fanno le multinazionali del mobile in Cina, Siberia, Ungheria etc - ma prodotti "di nicchia", quelli che le multinazionali schifano perché danno limitati guadagni), anche la libertà viene meno e si accetta più facilmente l'idea di deprimere se stessi e le proprie ambizioni pur di arrivare ad avere un qualsiasi reddito. E nelle ambizioni ci metterei anche l'avere uno o più figli, per esempio. |
03/05/2012 - 