> Secondo me, Andrea, bisogna andare oltre. Se si assecondano questi atteggiamenti, non si cambierà mai. Io sono per la trasparenza.
> Una famiglia africana può mostrare la sua faccia; a fortiori lo può fare una famiglia italiana.
OK, andiamo avanti. Adesso non mi sembra che l'aspetto centrale debba essere lo sforzo per la tutela dell'anonimato. Aspettiamo nuove idee, se arrivano.
Provo intanto a ricapitolare, direi che per il momento emerge che:
- ci sono spazi riconducibili al Comune o alle Parrocchie che sono sottoutilizzati o malutilizzati e che potrebbero prestarsi a dare un luogo per l'abbrivio di nuove micro-iniziative imprtenditoriali - nuove iniziative che siano social oriented e non cozzino contro altre attività economiche sul territorio - si può organizzare un network di attività artigianali fornibili pro bono come propone Barbara - al Comune si chiede, se ha voglia, di collaborare alla mappatura e matching dei servizi fra chi li offre pro bono e i bisognosi - non si vogliono fare più di 1 (uno) dei tanto di moda 'tavoli': i 'tavoli' servono solo a riempire la bocca e il tempo a chi ha uno stipendio fisso e, non sapendo cosa deve fare, allora organizza qualcosa tanto per mettere energie in movimento: i bisognosi non hanno tempo da perdere per le chiacchiere altrui - con coraggio si inverta finalmente "l'onere della prova": uno spazio se é sottutlizzato o maleutilizzato e c'è una iniziativa che ne ha bisogno perchè contrasta la povertà é a quest'ultima che viene dato lo spazio e spetta al precedente utilizzatore trovarsi un'altra sistemazione.
RecSando
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