Diciamo che Benigni ha cercato di far capire agli italiani (pigramente seduti su un divano e poco disposti a far funzionare le meningi) che anche Dante può essere bello, che anche la Costituzione italiana merita interesse. Un'operazione mediatica più nobile di uno spettacolo di varietà, che al simpatico comico ha dato un lustro di persona colta. Ma dubito che qualcuno di quegli italiani sia corso a comprare una copia della Divina Commedia o della Costituzione.
Per la seconda almeno Benigni ha avuto il merito di far capire che dietro al testo (tra l'altro ben più comprensibile del Paradiso di Dante) c'era (almeno per gli estensori; oggi non so dire) una concezione nobile della politica, come applicazione di principi universali ed emanazione della nostra cultura cristiana (ho detto cristiana, non cattolica).
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17/12/2012 - 