>Nel tuo discorso c'è un'apparente contraddizione. Se gli imprenditori e i liberi professionisti pagassero tutte le tasse chiuderebbero, dici tu (e sono sostanzialmente d'accordo).
Ho scritto "molti", non "tutti". I professionisti con bassi redditi sono martellati soprattutto dai contributi: il 27,5%, regalo della demagogia ideologica del centrsonistra di Prodi, che ha dato la mazzata finale a quanto iniziato dalla riforma Biagi (a mio avviso, una porcata). Tali contributi portano a una pensione di qualche centinaio di euro al mese, mentre se fossero investiti a mano a mano in un semplice conto deposito genererebbero un discreto gruzzoletto. Poi ci sono i piccoli imprenditori, che sono ammazzati di gabelle varie, non solo nell'importo, ma anche nell'organizzazione dei pagamenti. Anticipi, controanticipi, iva, irap e chi più ne ha più ne metta. In cambio ottengono servizi e infrastrutture penose.
L'evasione è necessaria quando sei in concorrenza con molti soggetti e quindi i prezzi scendono. Un imprenditore che opera con un bene indifferenziato in un mercato globale vede il prezzo del suo prodotto crollare. Se a questo aggiungi le tasse, chiude. Allora, come fare? Primo: cacciare i furfanti e i mediocri dalla politica e dalla PA; Secondo: riformare le istituzioni e la PA; Terzo: razionalizzare e ridurre le tasse e le loro modalità di pagamento; Quarto: innovare, altrimenti la battaglia è persa comunque, anche a tasse zero.
Tu insisti sul consumo interno. Io vedo opportunità nel consumo esterno. Una nazione sana (una persona sana) vive in modo frugale e produce cose utili da vendere agli altri.
>Quindi si suppone che vi sia un'evasione "necessaria" per la sopravvivenza dell'attività. >Ma a questo punto tutti gli imprenditori e i liberi professionisti avrebbero qualcosa da nascondere, e pertanto qualcosa da temere. >E questo - sulla base di esperienze di questa tipologia di soggetti che mi sono state raccontate - condiziona sicuramente la propensione al consumo di non pochi soggetti.
RecSando
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22/01/2013 - 